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Renzi a Genova: quale democrazia?

Matteo Renzi

Matteo Renzi è venuto a Genova. Belin (sic!) che evento! Renzi il rottamatore, il giovane di belle speranze,

puro e combattivo contro “dinosauri” e poteri forti si è ricordato della Superba!
Mai come in tempi di campagna elettorale, in questo caso per un Sì o un No, i politici di vecchio stampo facevano il giro delle sette parrocchie, ma ora tutto è cambiato: lui è la novità! Lui dice di  combatterli  i cosiddetti “poteri forti”, dotati più o meno di cupole! Lui giura di essere, solo lui, del tutto estraneo a tali poteri /cupole ed anzi se ne dichiara vittima, oltre che battagliero (è giovane!) nemico. Tutto questo potrebbe sembrare solo vagamente  ridicolo se non fosse in gioco il futuro di Genova, della Liguria e dell’Italia tutta.
Ma chi parla di cupole e poteri forti è davvero convinto di quello che dice? Chiedo di più: è davvero convinto di quello che pensa? E chi legge, chi ascolta, che opinioni si può fare?
Cerchiamo allora di analizzare il reale significato di queste affermazioni, che non sono per nulla accettabili, così come sono formulate ma che nascondono una verità molto complessa e, purtroppo, a mio avviso non superabile (almeno con questi protagonisti in campo).
Consiglio a tutti la lettura di un libro, dal titolo ben poco rassicurante: “Democrazie Mafiose”. Scritto nel lontano 1971 da Panfilo Gentile, acuto professore di Filosofia del Diritto è stato riscoperto in epoca più recente da Gianfranco de Turris e Sergio Romano, che ne hanno curato rispettivamente introduzione e prefazione.
Democrazie Mafiose è un’opera tragicamente significativa. Già dal sottotitolo il lettore inizia a comprendere la sconcertante verità da esso narrata, recita infatti così: “l’altra faccia del sistema democratico: come i partiti mantengono il potere”.
Cosa sono allora le democrazie mafiose di cui Gentile parla e che cosa hanno a che fare con cupole e poteri forti, genovesi e nazionali? Sentite: “ ...le democrazie mafiose  sono rappresentate da quei regimi che, nel quadro delle istituzioni democratiche tradizionali (volontà popolare, governo rappresentativo, accettazione delle decisioni di maggioranza e rispetto delle minoranze ), riescono ad esercitare il potere, e a conservarlo, attraverso il sistematico favoritismo di partito. In altri termini le democrazie mafiose sono regimi di tessera, né più né meno dei veri e propri regimi totalitari. La differenza fra i due sistemi è che nei regimi totalitari vi è una tessera unica, mentre nelle democrazie mafiose sono consentite più tessere; ma siccome si tratta di tessere confederate al vertice, si tratta pur sempre di un’unica tessera: quella, o quelle privilegiate di coloro che stanno al potere. Infine: la tessera del potere”.
Ma allora le cose, rispetto a come le descriveva Gentile nel 1971, vi sembrano poi così cambiate? E i meccanismi del cosiddetto “cambio in meglio della Costituzione”, delle elezioni Primarie, o delle nomine dei candidati attraverso più asettiche riunioni delle segreterie vi sembrano poi così distanti da quelle stesse logiche?
E a chi si riferisce veramente il Giovin Signore Premier, quando accusa cupole e poteri forti? Forse al partito stesso che lo ha espresso? Mah …

Susy De Martini

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