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Spettacoli

L’attimo fuggente di Mimmo Chianese

Super User 14 Gennaio 2020 1917 Visite

Ottimo successo per l’attore genovese Mimmo Chianese, impegnato da alcuni mesi nella tournèe teatrale di “L’Attimo Fuggente”. Chianese, che molti a Genova ricordano come fondatore e animatore del Piccolo Teatro di Campopisano, interpreta uno dei personaggi principali, e cioè l’odioso preside Paul Nolan. A interpretare il protagonista, e cioè il professor Jhon Keating di “Capitano, mio capitano”, è Ettore Bassi: uno dei volti più noti del piccolo schermo, con all’attivo fiction come “La porta rossa”. Il preside è il contraltare del professore che invece predica il libero arbitrio, la bellezza e la poesia: Nolan incarna l’ottusità del potere che impone le sue regole e il suo conformismo, senza preoccuparsi di distruggere la bellezza e la forza creativa dei giovani, e quindi la bellezza della vita stessa. Chianese mette in scena in modo stentoreo e convincente un preside Nolan stolido e arido al punto giusto, un grigio funzionario con mansioni direttive disposto a tutto pur di perpetuare lo status quo e quindi le fondamenta stesse del suo potere. Ma Nolan nella parabola del potere che sia autoalimenta, non è all’estremo, all’epilogo. Il preside è solo una tappa intermedia: all’estremo vero della linea che porta alla tragedia c’è infatti il signor Perry, padre di Neil, uno dei giovani allievi di Keating. Perry senior rappresenta la pubblica opinione, che con il suo conformismo e la sua acquiescenza permette al potere di estrinsecarsi in tutta la sua forza. Neppure davanti alla tragedia che lo colpisce nel profondo, il suicidio del figlio Neil su cui aveva proiettato tutte le sue aspirazioni, il signor Perry capisce l’assurdità del meccanismo che ha stritolato lui e i suoi affetti, e di cui è stato complice attivo. Perry senior si rifiuta di aprire gli occhi anche davanti a questo supremo sacrificio, e cerca ancora nel quadro rassicurante del potere un capro espiatorio in grado di spiegare l’accaduto e assumere su di sé la colpa del peccato originario: il peccato di superbia che consiste nella sfida all’ordine costituito. La classica “ùbris” del teatro antico, rivisitata dal drammaturgo Tom Schulman in chiave moderna.
“L’Attimo Fuggente – afferma il regista Marco Iacomelli -  è una storia d’Amore. Amore per la poesia, per il libero pensiero, per la vita. Quell’Amore che ci fa aiutare il prossimo a eccellere, non secondo i dettami sociali strutturati e imposti ma seguendo le proprie passioni, pulsioni, slanci magnifici e talvolta irrazionali. Seguendo quegli Yawp che spingono un uomo a lottare per conquistare la donna amata, a compiere imprese per raggiungere i tetti del mondo, a combattere per la giustizia con la non violenza.
Tom Schulman ha scritto una straordinaria storia di legami, di relazioni e di incontri che cambiano gli uomini nel profondo.
L’Attimo Fuggente rappresenta ancora oggi, a trent'anni dal debutto cinematografico, una pietra miliare nell’esperienza di migliaia di persone in tutto il mondo. Portare sulla scena la storia dei giovani studenti della Welton Academy e del loro incontro col il professor Keating significa dare nuova vita a questi legami, rinnovando quella esperienza in chi ha forte la memoria della pellicola cinematografica e facendola scoprire a quelle nuove generazioni che, forse, non hanno ancora visto questa storia raccontata sul grande schermo e ancora non sanno “che il potente spettacolo continua, e che tu puoi contribuire con un verso”.

L’Attimo Fuggente
regia di Marco Iacomelli

Cast

JOHN KEATING, Ettore Bassi

PAUL NOLAN, Mimmo Chianese

SIG. PERRY, Marco Massari

NEIL PERRY, Matteo Vignati

TODD ANDERSON, Alessio Ruzzante

CHARLIE DALTON, Matteo Napoletano

KNOX OVERSTREET, Matteo Sangalli

RICHARD CAMERON, Leonardo Larini

STEVEN MEEKS, Edoardo Tagliaferri

CHRIS, Sara Giacci

 

Paolo Fizzarotti

Restani al Carlo Felice

Super User 10 Gennaio 2020 658 Visite

Paolo Restani, nome illustre del pianismo internazionale, è il protagonista della prossima “Domenica in Musica”, domenica 12 gennaio nel Primo Foyer del Teatro Carlo Felice alle ore 11.  Talento precoce (ha esordito a 16 anni all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia), Restani ha suonato con le maggiori orchestre del mondo, collaborando con direttori come Riccardo Muti, Daniel Oren, Donato Renzetti, Lu Jia, Gustav Khun. Tra i palcoscenici prestigiosi su cui si è esibito, la Carnegie Hall di New York, il Teatro alla Scala, la Konzerthaus di Berlino, l’Auditorium della Rai di Torino, il Teatro Carlo Felice, il Teatro Colón di Buenos Aires (solo per citarne alcuni). In possesso di un repertorio vastissimo, che spazia da Bach ai contemporanei, Restani si è dedicato soprattutto al grande pianismo romantico e tardo-romantico, per cui ha una forte predilezione fin dagli esordi, immortalato in numerose incisioni discografiche per etichette come Deutsche Grammophon e Decca.

Proprio a questo tipo di repertorio, che tra l’800 e il ‘900 ha rivoluzionato il linguaggio compositivo per tastiera, sia dal punto di vista tecnico che espressivo, trasformando il pianoforte in un’orchestra ora potente, ora dolce e sommessa, dalle mille sfumature timbriche, è dedicato il programma che Restani propone al pubblico della “Domenica in Musica”: di Rachmaninov, i Preludi op. 32 n. 10, n. 12, n. 6 e il celeberrimo Preludio op. 3 n. 2; di Liszt, lo Studio trascendentale n. 9 “Ricordanza” e le trascrizioni-parafrasi (“Marcia solenne” dal Parsifal di Wagner e, da Verdi, la “Danza sacra e duetto finale” dall’Aida e la “Parafrasi da concerto” dal Rigoletto); di Chopin, i Notturni op. 9 n. 1, n. 2 (in mi bemolle maggiore, famosissimo), n. 3 e la Polacca op. 53 “Eroica” (un altro must chopiniano). Un programma impegnativo sia tecnicamente che musicalmente, degno di quella generazione di maestri (a cui appartenevano figure come Rubinstein e Horowitz) che ha fatto la storia del pianismo.

Ingresso: € 8 (intero), € 6 (ridotto under 26). Orari di biglietteria: martedì-venerdì dalle 11:00 alle 18:00, sabato dalle 11:00 alle 16:00 e un’ora prima dello spettacolo. Apertura domenicale in occasione del ciclo “Domenica in musica”: ore 10:30-11:15.

Miracoli al Duse

Super User 10 Gennaio 2020 2083 Visite

Una prova di recitazione superba da parte di una coppia di grandi attrici, Mascia Musy e Anna Mallamaci: danno vita a due donne che si trovano ai poli opposti della sofferenza e di un cammino di rinascita. Da una parte chi ce l’ha già fatta; dall’altra chi è solo all’inizio della salita. Una salita faticosa, piena di insidie, con il rischio costante di ricadere all’indietro. Anna dei Miracoli, in scena da giovedì 9 gennaio al Duse, è uno spettacolo asciutto, potente nel suo carico di tensione emotiva, ma essenziale. Dura un’ora e un quarto: e lo spettatore dotato di un minimo di sensibilità ed empatia non potrebbe sopportare più a lungo il peso.
La storia è conosciuta. Una coppia di genitori borghesi viene travolta da quella che se non è una catastrofe, è di certo una prova tremenda cui si viene sottoposti dal destino. Helen, la loro figlia primogenita, quando ha appena un anno viene colpita da una febbre encefalica e diventa sorda e cieca: e quindi impossibilitata a comunicare con il resto del mondo, con qualcosa che non sia il tatto. Un pensiero che toglie l’aria, che dà la claustrofobia. Musy è ferma, determinata, sorretta dalla sua fede nelle risorse umane. Mallamaci dal canto suo riesce a dare vita, anima e speranza a quello che all’inizio sembra solo un ammasso di cellule umane. Un corpo scosso da scatti convulsi e improvvisi, prigioniero apparentemente senza speranza di un universo dove le nostre leggi logiche e mentali non hanno significato.
Quando in casa arriva Anna, Helen ha una età indefinita: potrebbe essere una bambina, forse è già una ragazza. Ma comunque la sua mente è un abisso insondabile e senza tempo. Anna, nata quasi cieca, cresciuta orfana e in mezzo ad altri svantaggiati di ogni genere, ha già percorso il suo calvario. Anna ha imparato tante cose e ora mette in gioco la sua esperienza, per cercare di dare anche alla giovane Helen una possibilità. Il tutto mentre i genitori di Helen oscillano anche loro tra la speranza e la rassegnazione, tra l’iperprotezione disperata e il desiderio di permettere alla figlia di emanciparsi. E per fortuna c’è il lieto fine.

Al Duse fino a domenica 12 gennaio

Anna dei miracoli di William Gibson

adattamento e regia Emanuela Giordano con Mascia Musy e con Fabrizio Coniglio, Anna Mallamaci e Laura Nardi

scene Angelo Linzalata

costumi Emanuela Giordano

musiche Carmine Iuvone e Tommaso Di Giulio

produzione Teatro Franco Parenti / Associazione Lega del Filo d’Oro

Durata 1 h e 15 min.

Atto unico

Paolo Fizzarotti

 

Mariella Devia al Carlo Felice

Super User 06 Gennaio 2020 1433 Visite

I raffinati intrecci tra poesia e musica nel prossimo concerto della Stagione Sinfonica del Teatro Carlo Felice. Con una solista d’eccezione: Mariella Devia.
Benjamin Britten aveva ventisei anni quando, nel 1939, fu illuminato dalle Illuminations, le diciotto poesie rivelatrici e visionarie scritte da Arthur Rimbaud, il poeta-veggente, ad appena vent’anni. Britten ne selezionò nove e le musicò per voce acuta (soprano o tenore) e archi, scegliendo come fulcro della partitura il verso in cui il giovane poeta “maledetto” afferma di essere l’unico in grado di risolvere l’enigma delle sue visioni: «Io solo ho la chiave di questa parata selvaggia» (J’ai seul la clef de cette parada sauvage). Questa composizione affascinante, in cui la musica amplifica il mistero della parola poetica, chiude il programma del settimo concerto della Stagione Sinfonica 2019/20 del Teatro Carlo Felice, venerdì 10 gennaio alle ore 20.00. Il brano più atteso della serata per la presenza di una solista d’eccezione, il soprano Mariella Devia, che torna al Teatro Carlo Felice in un repertorio diverso da quello operistico in cui siamo abituati ad ascoltarla, ma che ugualmente richiede quelle caratteristiche che Elvio Giudici ha individuato nella voce e nello stile dell’artista ligure, considerata una delle più grandi belcantiste del nostro tempo: «la splendida linea vocale, il legato, il sostegno e il controllo del fiato, la morbidezza degli acuti, il gusto e la musicalità come pure la padronanza della coloratura.» Sul podio, a dirigere l’Orchestra del Teatro Carlo Felice, l’inglese Jonathan Webb, direttore che ha dedicato molta parte della sua attività ad approfondire e valorizzare la musica di Britten.

Il resto del programma non è meno raffinato delle Illuminations britteniane. Apre il concerto, infatti, la Pavane pour une infante défunte di Maurice Ravel, pagina elegante e malinconica del 1910, seguita dalla suite dalle musiche di scena che Jean Sibelius compose nel 1905 per Pelléas et Mélisande di Maurice Maeterlinck (il dramma simbolista per eccellenza che, a cavallo tra ‘800 e ‘900, ispirò anche Debussy, Fauré e Schönberg) e dal Divertimento in Re maggiore K.136, venti minuti di sublime leggerezza firmati da un Mozart non ancora sedicenne.

Teatro Carlo Felice
Venerdì 10 gennaio 2020 – ore 20.00
Stagione Sinfonica 2019/20
Concerto n. 7
Jonathan Webb
Direttore 

Mariella Devia
Soprano 

Programma:
Maurice Ravel
Pavane pour une infante défunte
Jean Sibelius

 

Pélleas et Mélisande op. 46

 

Wolfgang Amadeus Mozart

 

Divertimento in Re maggiore K. 136

 

Benjamin Britten

 

Les Illuminations op. 18

 

Orchestra del Teatro Carlo Felice

Anna dei miracoli, al Duse

Super User 06 Gennaio 2020 899 Visite

Quello di due genitori che devono confrontarsi quotidianamente con un figlio con cui non possono comunicare è il viaggio al centro di un dolore inestinguibile. Helen non vede, non sente e non parla. Ha lo sguardo perso nel vuoto e una gestualità avulsa che contiene un silenzio rabbioso dovuto alla sofferenza. I genitori non sanno dove sbattere la testa, pervasi e sopraffatti da pietà e rabbia, da speranza e sconfitta: in una società dove solo il bello è vincente, in cui si insegue spasmodicamente la salute, Helen rappresenta l’anomalia, il difetto da celare. Il categorico rifiuto della madre di rinchiuderla in un istituto li porta ad assumere Anne, un’educatrice con una storia di semi cecità alle spalle ed una vita trascorsa in mezzo a creature “difettate”. Con un metodo di lavoro estremamente rigoroso, ostinato e talvolta duro, l’istruttrice riesce progressivamente a entrare in contatto con la giovane privilegiando il canale sensoriale del tatto. Dai timidi progressi iniziali, Helen migliora giorno dopo giorno, dissipando la fitta nebbia di isolamento da cui era avvolta e riuscendo a dialogare con il mondo che la circonda.

La storia raccontata in ANNA DEI MIRACOLI, in scena da giovedì 9 gennaio (ore 19.30) al Teatro Duse con Mascia Musy protagonista, ci mette di fronte, con sferzante attualità, a due temi universali: da un lato a quel che può accadere quando in una famiglia arriva il figlio “diverso”; dall’altro alla vitale importanza della comunicazione, che ci rende autonomi e dunque liberi.

La pièce che William Gibson trasse da una storia vera, racconta tanto di noi, dei nostri limiti, del coraggio necessario a superarli ed è una toccante riflessione sul potere dell’amore.

«È una storia vera – spiega la regista – e racconta l’epocale passaggio alla lingua dei segni, considerata tra le prime dieci grandi scoperte della storia moderna, un bene immateriale dell’umanità, una rivoluzione linguistica che ha permesso di aprire un dialogo tra chi parla e chi non parla».

Lo statunitense Gibson, scrisse questo testo (Miracle Works) prendendo spunto da una storia realmente accaduta in Alabama nel 1880. L’opera, divenuta famosa in tutto il mondo, debuttò a Broadway nel 1959, rimanendo in cartellone per ben tre anni consecutivi. Il successo sul palcoscenico fu seguito da una trasposizione cinematografica The Miracle Worker con la regia di Arthur Penn, con Anne Bancroft protagonista e vincitrice del premio Oscar nel 1963. In Italia si ricorda la storica edizione teatrale con Anna Proclemer ed Ottavia Piccolo per la regia di Luigi Squarzina (1960).
 

ANNA DEI MIRACOLI debutta al Teatro Duse giovedì 9 gennaio alle 19.30 e resta in scena fino a domenica 12 

Da giovedì 9 a domenica 12 gennaio 2020 Teatro Duse

ANNA DEI MIRACOLI

 

di William Gibson

 

con Mascia Musy,

 

Fabrizio Coniglio, Anna Mallamaci, Laura Nardi

 

Adattamento e regia Emanuela Giordano

 

Produzione Teatro Franco Parenti per la Lega del Filo d’Oro

gennaio.

 

La tempesta, alla Corte

Super User 04 Gennaio 2020 988 Visite

«Noi siamo della sostanza di cui sono fatti i sogni, e la nostra stessa vita non è altro che un sogno».

Questa battuta, pronunciata dal personaggio di Prospero nel quarto atto, è una delle più celebri non solo della drammaturgia shakespeariana ma del teatro tout court e racchiude il sostrato de LA TEMPESTA.

Ritenuta da molti critici il testamento artistico del Bardo, anche perché probabilmente fu una delle ultime cose che scrisse, LA TEMPESTA arriva sul palcoscenico del Teatro della Corte, a partire da martedì 8 gennaio, nel nuovo allestimento prodotto dal Teatro Nazionale di Genova insieme al Teatro Stabile di Napoli, alla Fondazione Campania Dei Festival – Napoli Teatro Festival.

La regia dello spettacolo che ha debuttato nel giugno scorso nella rassegna Theatrum Mundi a Pompei, è curata da Luca De Fusco che, con il suo stile ormai inconfondibile, realizza una messa in scena ricca di contaminazioni artistiche. Il regista campano rilegge il dramma shakespeariano seguendo la chiave del filosofo e critico letterario francese Renè Girard: nel suo saggio intitolato “Shakespeare: il teatro dell’invidia”, Girard sostiene che tutta la trama de LA TEMPESTA non sia che un frutto della mente del mago Prospero. Una tempesta interiore dunque, una burrasca onirica, un tumulto dell’anima che il regista sceglie di ambientare fra le pareti di una gigantesca biblioteca, luogo di per sé magico, “isola” di pace popolata da tanti personaggi misteriosi e affascinanti. Da questa fortezza di carta Prospero, che in scena vivrà con la voce possente e l’interpretazione di Eros Pagni, tesse con la fantasia creatrice del demiurgo le trame dell’intera vicenda mentre a Gaia Aprea è affidato il duplice ruolo di Ariel, lo spirito dell’aria e Calibano, lo schiavo deforme figlio di una strega.

«Eros Pagni sarà un mago chiuso nel suo luogo di studio e riflessione che si trasfigura con giochi di allucinazioni creando un’isola che non c’è - spiega De Fusco nelle note di regia -. Tutto è nella testa del mago, compresi Ariel e Calibano, che divengono in questa lettura una sorta di Jekyll e Hyde. Ecco perché́ i suoi avversari si presentano con abiti delle più̀ svariate epoche, essendo nient’altro che citazioni della cultura occidentale, l’unica esperienza che questo intellettuale agorafobico abbia avuto nella sua vita».

LA TEMPESTA resta in scena al Teatro della Corte fino a domenica 19 gennaio. Inizio spettacoli ore 20.30, giovedì ore 19.30, domenica ore 16.

Giovedì 16 gennaio alle ore 17 nel foyer del Teatro della Corte, incontro con Eros Pagni e la Compagnia, in collaborazione con gli Amici del Teatro Nazionale di Genova. Conduce Silvana Zanovello. Ingresso libero. 

Da martedì 8 a domenica 19 gennaio 2020 Teatro della Corte

L A T E M P E S T A
di William Shakespeare
regia Luca De Fusco
con Eros Pagni, Gaia Aprea, Alessandro Balletta, Silvia Biancalana, Paolo Cresta, Gennaro Di Biase, Gianluca Musiu, Alessandra Pacifico Griffini, Alfonso Postiglione, Carlo Sciaccaluga, Francesco Scolaro, Paolo Serra, Enzo Turrin
Scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
Luci Gigi Saccomandi
Musiche Ran Bagno

 

Movimenti coreografici Emio Greco e Pieter C. Scholten

 

Produzione Teatro Stabile di Napoli-Teatro Nazionale, Teatro Nazionale di Genova,

 

Napoli Teatro Festival

Silvio Orlando al Modena

Super User 17 Dicembre 2019 759 Visite

L’incontro fra la scrittrice e regista Lucia Calamaro, fra le voci più apprezzate e premiate della nuova drammaturgia (già vincitrice di 3 premi Ubu e candidata anche per questo testo) e un fuoriclasse del palcoscenico e del cinema come Silvio Orlando non può che creare curiosità e grandi aspettative.
Al centro di SI NOTA ALL’IMBRUNIRE in scena al Teatro Modena dal 18 al 22 dicembre, c’è il tema della solitudine sociale, malessere sempre più diffuso e non solo tra gli anziani.

Rimasto vedovo già da qualche anno, il protagonista Silvio decide di isolarsi del mondo, famiglia compresa, e rifugiarsi in campagna, in un paesino spopolato: lì sembra ritrovare la tanto agognata pace, avvolgendosi in una solitudine immobile, perdendosi fra pensieri e ricordi, qualche vecchia canzone ed i versi di Caproni.

In occasione di una ricorrenza i figli e il fratello lo raggiungono per cercare di riportarlo nella realtà: sicché il suo rifugio viene preso d’assalto da questi “sconosciuti” con i loro tic, le loro fobie, i loro sogni frustrati.

Anche in mezzo a loro, Silvio come un novello Oblomov, prosegue la sua personale battaglia, la sua “anoressia emotiva”, cercando di isolarsi da tutto e di alzarsi il meno possibile.

Da questa convivenza forzata fra personalità e vissuti diversi, nascono divertenti battibecchi, riflessioni sulla vita, sulla morte, sulla trasformazione dei rapporti familiari quando si invecchia o si diventa adulti. Il tutto oscilla sapientemente, grazie alla scrittura di Lucia Calamaro, uno scandaglio che indaga con garbo e ironia le pieghe più recondite dell’animo umano, fra un registro brillante e momenti decisamente più profondi e filosofici.

Silvio Orlando con la sua aria sorniona e malinconica, è attore capace di sfumature tra la tenerezza e la cattiveria, la levità e la disperazione, perfetto per portare in scena un Ivanov dei nostri giorni: un uomo imprigionato nell’apatia, nel rancore e nell’inconfessabile bisogno d’amore, sintomi sempre più insidiosi e diffusi nella attuale società.

«Questo testo ti costringe a ragionare su quell’impeto idealista che ti fa chiudere col mondo e rinunciare agli altri– ha dichiarato Silvio Orlando – Stando da soli eviti molte scocciature e tagli i rami secchi ma il rischio è che nel frattempo con i rami elimini anche i boccioli».

Giovedì 19 dicembre alle 17.30 nel foyer del Teatro Modena, per il ciclo “Dal testo alla rappresentazione” Silvio Orlando incontra il pubblico. L’incontro, curato dagli Amici del Teatro, è a ingresso libero.

Dal mercoledì 18 a domenica 22 dicembre 2019 Teatro Gustavo Modena

La Cenerentola sul ghiaccio al Carlo Felice

Super User 17 Dicembre 2019 921 Visite

Dopo il successo nella scorsa Stagione con La bella addormentata di Čajkovskij, torna al Teatro Carlo Felice, dal 19 al 22 dicembre, il Balletto sul ghiaccio di San Pietroburgo, la storica compagnia che dal 1967 trasforma il balletto classico sulle punte in una vertiginosa danza acrobatica sui pattini a lama. Nata dal sogno del coreografo Konstantin Bojarskij di unire la danza classica con il pattinaggio artistico, la compagnia è diretta dal 1981 da Konstantin Rassadin, Artista Emerito della Federazione Russa, già stella del Teatro dell’Opera e del Balletto di Kirov. Grazie a lui, il Balletto sul ghiaccio di San Pietroburgo ha perfezionato a tal punto la tecnica di fusione tra le figure del balletto classico e la tenuta dell’equilibrio sulla lama, che la compagnia è oggi in grado di rappresentare – caso unico al mondo – tutti i grandi balletti del repertorio classico rimanendo fedele, nella coreografia come nel racconto drammaturgico-musicale, alla gloriosa tradizione del balletto accademico russo. Rassadin, infatti, ci tiene da sempre a precisare che la compagnia non si esibisce in un tipico “show on ice” da palazzetto dello sport, ma in un vero e proprio balletto in cui la componente funambolica (inevitabile, dato che danzare sulle lame comporta il rischio costante della caduta) è sempre in funzione dell’idea coreografica ed espressiva.

Il titolo che quest’anno il Balletto sul ghiaccio di San Pietroburgo propone per Natale al pubblico del Teatro Carlo Felice è quello ideale per mettere in luce la versatilità che la compagnia riesce a conferire al pattinaggio su lama: Cenerentola di Sergej Prokof’ev, capolavoro del 1945 in cui il grande compositore russo passa continuamente dall’idillio sentimentale (nelle scene d’amore tra Cenerentola e il Principe) all’ironia (in tutte le scene con al centro la matrigna e le sorellastre). Ironia, in Prokof’ev, significa soprattutto ritmo vivace, fantasioso e imprevedibile: una sfida quando si danza Cenerentola sulle punte, una sfida doppia quando la si affronta sulle lame.

Carlo Felice, quattro appuntamenti per le feste

Super User 17 Dicembre 2019 790 Visite

Lo spettacolo, unico al mondo, del balletto classico danzato sul ghiaccio, in punta di lama. La limpidezza commovente delle voci bianche che cantano in coro. La vicenda di Mimì e dei suoi amici bohémiens, che fa piangere e sorridere insieme. La musica di Strauss “stravolta” da tre irresistibili fratelli (più il cognato) di Bratislava, per iniziare il nuovo anno non con i soliti valzer. Sono i quattro appuntamenti con cui il Teatro Carlo Felice invita il suo pubblico a festeggiare in musica il Natale 2019: la Cenerentola di Prokof’ev, con il Balletto sul ghiaccio di San Pietroburgo, dal 19 al 22 dicembre; la Domenica in musica del 22 dicembre, alle ore 11 nel Primo Foyer, con il Coro di Voci Bianche del Teatro Carlo Felice diretto da Gino Tanasini ed Enrico Grillotti al pianoforte; le ultime tre recite della Bohème di Puccini in versione coloratissima, con la direzione del giovane Leonardo Sini e l’arrivo nel cast di Celso Albelo (Rodolfo) e Alberto Gazale (Marcello), il 27 (ore 20:00), il 28 (ore 20:00) e il 29 dicembre (ore 15:00); il Concerto di Capodanno, il 1° gennaio alle ore 16:00, con lo Janoska Ensemble che, insieme all’Orchestra del Teatro Carlo Felice diretta da Jakob Brenner, “janoskizza” tutto, da Strauss a Liszt e Paganini. Uno dei natali più ricchi di suoni e colori delle ultime Stagioni del Teatro Carlo Felice.

Adagio alla Tosse

Super User 16 Dicembre 2019 812 Visite

Adagio di Emanuelle Delle Piane, regia di Emanuele Conte. Il testo, messo in scena alcune stagioni fa alla Tosse, nasce in questa edizione dalla nuova traduzione di Gianni Poli e Marco Cappelletti. Adagio è un cabaret mortifero, nello stile della commedia all’italiana anni’60. Sulle note di un pianista da bar (Fabio Wolf) un racconto ad episodi in cui sono i vivi a fare i conti con i morti. Protagonisti saremo noi tutti, il nostro cinismo, la nostra paura, i pregiudizi e le superstizioni. Saremo capaci di affrontare la vita con leggerezza? Sapremo ridere anche della morte considerandola come qualcosa di naturale che fa parte della vita.
Il testo, messo in scena alcune stagioni fa alla Tosse, nasce in questa edizione dalla nuova traduzione di Gianni Poli e Marco Cappelletti. Adagio è un cabaret mortifero, nello stile della commedia all’italiana anni ’60. Sulle note di un pianista da bar (Fabio Wolf) un racconto ad episodi in cui sono i vivi a fare i conti con i morti. 

Teatro della Tosse

Dal 18 al 22 dicembre, ore 20.30

ADAGIO

di Emanuelle Delle Piane

traduzione Gianni Poli e Marco Cappelletti

regia Emanuele Conte

con Alessandro Bergallo, Susanna Gozzetti, Sarah Pesca, Graziano Sirressi

canzoni al pianoforte Fabio Wolf

produzione Fondazione Luzzati-Teatro della Tosse

La bohème al Teatro Carlo Felice

Super User 10 Dicembre 2019 957 Visite

La bohème di Giacomo Puccini, una delle opere liriche più popolari al mondo, va in scena al Teatro Carlo Felice a partire da venerdì 13 dicembre alle ore 20, con repliche fino al 29 dicembre.

Tenuta a battesimo il 1° febbraio 1896 al Teatro Regio di Torino, La bohème è il titolo che rivelò definitivamente la modernità musicale e teatrale di Puccini, allora trentottenne. L’opera è ambientata in una Parigi di metà Ottocento che, secondo Debussy, nessuno aveva mai saputo descrivere meglio in musica; la Parigi della folla di avventori del “Caffè Momus”, esempio straordinario di caos musicale organizzato, delle trombe da fiera, che anticipano di quasi vent’anni quelle di Petruška di Stravinskij, dell’atmosfera desolata della Barrière d’Enfer coperta dalla neve, resa con timbri rarefatti che nessuno aveva mai osato prima. Tra esplosioni vitali tanto travolgenti quanto effimere, parentesi liriche commoventi e strazianti (immancabili in Puccini) e invenzioni compositive senza precedenti, la partitura di Bohème è una di quelle che segnano un prima e un dopo nella storia del teatro d’opera. Con Puccini, i giovani  bohémiens, gli aspiranti artisti sempre in bolletta immortalati da Henri Murger nel romanzo Scènes de la vie de bohème, irrompono nell’opera e la scompaginano, contaminando la musica e il racconto teatrale con il loro modo di vivere scapestrato e “alla giornata”.

Proprio questo aspetto giocoso di Bohème, spesso trascurato, è al centro della regia di Augusto Fornari, nell’applaudito allestimento che il Teatro Carlo Felice ha prodotto alcuni anni fa e che ora ripropone al suo pubblico con la collaborazione dell’assistente alla regia Lorenzo Giossi. «È con stupore – spiega Fornari – che m’è parso di ritrovare nei meccanismi drammatici del capolavoro pucciniano il “Gioco” come elemento propulsore della storia. Il “Gioco” quello serio, con la G maiuscola, quello dei bambini, quello che va fino in fondo, che irride la fame, il freddo, la povertà, la ricchezza, la borghesia, gli schemi sociali, quello che vorrebbe sgambettare la morte.» Illuminate da Luciano Novelli, le scene del pittore e artista genovese Francesco Musante (che firma anche i costumi), fiabesche, fumettistiche, a tratti da libro illustrato per bambini, esaltano a tal punto la visione registica di Fornari da diventarne un elemento imprescindibile. 

A dirigere l’Orchestra, il Coro e il Coro di Voci Bianche del Teatro Carlo Felice, Andrea Battistoni, che, dopo il recente successo – sempre a Genova – del Trovatore si conferma come uno dei più significativi direttori d’orchestra italiani della nuova generazione. Battistoni, nelle ultime tre recite, lascerà il podio a un altro giovane direttore, Leonardo Sini, vincitore del Primo Premio al prestigioso Concorso Internazionale di direzione d’orchestra Maestro Solti. Di grande prestigio il cast, che vede Rebeka Lokar (recentemente applaudita come Leonora ne Il trovatore) e Serena Gamberoni alternarsi nel ruolo di Mimì, e Stefan Pop come primo Rodolfo, in alternanza con il giovane Gabriele Mangione e un altro tenore di grande fama, Celso Albelo. Marcello è interpretato da uno dei giovani baritoni attualmente più apprezzati, il genovese Michele Patti, e da un esperto del ruolo, Alberto Gazale. Musetta, a cui è affidato l’omonimo valzer, una della pagine più celebri dell’opera, è interpretata dalla giovane ma già affermata Lavinia Bini in alternanza con Francesca Benitez. Completano il cast Romano Dal Zovo (Colline), Giovanni Romeo e Italo Proferisce (Schaunard) e Matteo Peirone (Benoît e Alcindoro).  Maestro del Coro, Francesco Aliberti, Maestro del Coro di Voci Bianche, Gino Tanasini. 

Scienza Rap, alla Corte

Super User 06 Dicembre 2019 769 Visite

Domenica 8 dicembre (ore 10) nel foyer del Teatro della Corte ultimo appuntamento con “Domenica che Storia!” intitolato SCIENZA RAP. Teresa Porcella e Annalisa Bugini hanno ideato un metodo rivoluzionario per conoscere la scienza divertendosi: imparare formule e teoremi a tempo di rap grazie ad una serie di esperimenti facili da realizzare e coinvolgenti, divisi in diverse sezioni a seconda della location in cui ci troviamo. Ognuno è descritto e introdotto da uno scatenato rap, risultando così divertente seppur ineccepibile dal punto di vista scientifico. Fra canzoni, basi hip-hop ed esperimenti, scoprirete come fare le bolle di sapone senza sapone, come disegnare un cerchio con un righello anziché con un compasso e tante altre piccole imprese apparentemente impossibili.
L’appuntamento è per domenica 8 dicembre alle ore 10 nel foyer del Teatro della Corte. Al termine dell’incontro che dura circa 60 minuti, gli spettatori possono godersi una gustosa colazione in teatro, offerta da MOG e Latte Tigullio.

Biglietti (colazione inclusa) 4 euro per i ragazzi sino a 14 anni, 6 euro per gli adulti.

La biglietteria del Teatro della Corte apre alle ore 9.30.

DOMENICA CHE STORIA!
8 dicembre ore 10 foyer della Corte

SCIENZA RAP con Teresa Porcella e Annalisa Bugini

Alessandro Giglio presidente del Teatro Nazionale di Genova

Super User 05 Dicembre 2019 1091 Visite

L’assemblea dei soci del Teatro Nazionale di Genova, composta da rappresentanti del Comune di Genova, della Regione Liguria e della Camera di Commercio, si è riunita il giorno 4 dicembre ed ha eletto all’unanimità il nuovo Presidente del Teatro: Alessandro Giglio succede a Gian Enzo Duci che rimane nel Consiglio di Amministrazione e a cui va il ringraziamento di tutta l’Assemblea per l’impegno e l’attenzione profusa da Presidente.
Durante la presidenza Duci, iniziata il 1° marzo del 2016, è avvenuta l’unione fra il Teatro Stabile di Genova e il Teatro dell’Archivolto, che in seguito ha portato al riconoscimento di Teatro Nazionale (marzo 2018).
Il neo presidente Alessandro Giglio dichiara: «Sono emozionato di essere uscito 37 anni fa come allievo del Teatro Stabile di Genova e di essere rientrato 36 anni dopo come consigliere ed oggi come Presidente, ho vissuto il Teatro attraversando tutte le professioni legate ad esso fino a diventare produttore di spettacoli che mi hanno dato l’onore di lavorare al fianco dei più importati registi e attori del panorama internazionale. Nonostante la mia carriera mi abbia momentaneamente allontanato da questa professione, sono estremamente felice di rientrare nel meraviglioso mondo della prosa in uno dei Teatri più importanti al mondo. Devo ringraziare il Presidente Gian Enzo Duci ed il Direttore Angelo Pastore per il lavoro svolto in questi ultimi anni, che hanno reso il teatro ancora più grande ed importante. Spero di essere all’altezza di chi mi ha preceduto e di portare avanti il testimone, affiancato da Davide Livermore, verso ulteriori e sempre più importanti traguardi».

Una notte all’opera con Serena Gamberoni

Super User 05 Dicembre 2019 1492 Visite

Tra le tante iniziative che animeranno Genova e la Liguria nel periodo delle feste natalizie, anche un concerto speciale che il Teatro Carlo Felice offrirà alla città: Una notte all’Opera, lunedì 9 dicembre al Teatro Modena, alle ore 20:45. Protagonisti, tre nomi prestigiosi del panorama lirico internazionale legati alla nostra città: il soprano Serena Gamberoni, genovese ormai da quindici anni, e i genovesissimi Fabio Armiliato, tenore, e Michele Patti, baritono. Accompagnati al pianoforte da Sirio Restani, organista, pianista, clavicembalista e compositore, da oltre trent’anni Maestro Collaboratore di Sala del Teatro Carlo Felice, i tre cantanti spazieranno dal grande repertorio operistico (Otello e La traviata di Verdi, Tosca e La bohème di Puccini, Le nozze di Figaro di Mozart), alla canzone napoletana (Core ‘grato di Salvatore Cardillo e Non ti scordar di me di Ernesto De Curtis) e al tango (Por una cabeza di Carlos Gardel), per chiudere con il duetto “Tace il labbro” da La vedova allegra di Franz Lehár, senza dimenticare un classico della musica natalizia come White Christmas di Irving Berlin. Un programma, dunque, per tutti, non solo per gli appassionati d’opera. Il concerto sarà a ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili, su invito (valido per massimo due persone) da ritirare presso le Biglietterie del Teatro Carlo Felice e del Teatro Modena negli orari di apertura.
Al concerto assisteranno il Presidente della Regione Giovanni Toti e il Sindaco Marco Bucci, che si recheranno al Teatro Modena dopo aver presenziato all’accensione dell’albero donato a Sampierdarena dal Parco Regionale della Val D’Aveto. Molto soddisfatto il Sovrintendente Claudio Orazi, che ha voluto il concerto proprio per rispondere alla vocazione territoriale dell’attività musicale del Teatro Carlo Felice, così come auspicato da Regione e Comune, Soci Fondatori della Fondazione lirico-sinfonica genovese: «Il concerto denominato Una notte all’Opera nasce dalla sensibile richiesta e volontà della Regione Liguria in collaborazione con il Comune di Genova di estendere l’offerta musicale in ambito cittadino e territoriale. Il Teatro Carlo Felice desidera corrispondere a tale indirizzo impegnandosi anche per il futuro ad implementare in maniera molto significativa, per quantità e qualità, le produzioni musicali su tutto il territorio della Regione Liguria. Tali iniziative, fra l’altro, rientrano pienamente tra gli obiettivi statutari della Fondazione lirica che anche con serate come quella del 9 dicembre presso il Teatro Modena è capace di promuovere la grande tradizione operistica italiana. I famosi interpreti che parteciperanno al concerto – Serena Gamberoni, Fabio Armiliato e Michele Patti, accompagnati al pianoforte da Sirio Restani – saranno i migliori testimoni del belcanto offrendo la possibilità ad ogni cittadino di avvicinarsi a questo genere musicale. Il concerto è previsto ad ingresso libero, fino a esaurimento dei posti disponibili, per festeggiare il Natale in un importante Teatro della nostra città.»

I pirati dei carruggi

Super User 05 Dicembre 2019 1747 Visite

La parola "pirata" deriva dal greco "peiratès" che significa "colui che cerca la sua fortuna nelle avventure". Ed è proprio in una nuova avventura che i Pirati dei Caruggi, con insensato ottimismo natalizio, cercano le loro fortune. Sabato 28 dicembre si esibiranno infatti al Teatro della Corte in “Torta di riso night”. Questi originali discepoli liguri dei Fratelli Marx, in una ruggente notte all’opera, si conceranno per le feste e offriranno ai loro concittadini uno show in cui si alternano grandi classici visti in tv, canzoni e scenette inedite. Momenti esilaranti che, con difformi e cangianti espressioni, si nutrono tutti della stessa linfa abrasiva e paradossale che pervade l’umorismo di quelli che Aldo Grasso ha definito “i Monty Python di Vico Vegetti”.

Reduci da 4 stagioni di sistematici sold out alla Claque del Teatro della Tosse e da quello estivo dell’Arena del Mare, I Pirati dei Caruggi, dopo ventimila pieghe sotto i mari, dopo aver scoperto il Passaggio a Genova-Ovest e dopo essere andati a nuoto fino a Kyoto, con “Torta di riso night” si cimentano in una nuova missione impossibile: fare ridere mille genovesi che hanno pagato.

Tenetevi pronti ad un inarrestabile best of del loro teatro comico, spiazzante, aguzzo, volutamente irriverente e saltuariamente intelligente: dai tormentoni che spopolano sul web, ai video virali su Facebook, una vorticosa giostra di personaggi, gag, canzoni per tramortirsi dal ridere. I Pirati vi aspettano al Teatro della Corte ma mi raccomando la puntualità: il rischio per chi fa tardi è che la Torta di Riso sia finita!

I Pirati dei Caruggi sono: Enrique Balbontin, Alessandro Bianchi, Fabrizio Casalino, Andrea Ceccon.

Biglietti: 25 euro 1° settore, 20 euro 2° settore.

La cena delle belve, alla Corte

Super User 02 Dicembre 2019 697 Visite

Nella Roma occupata dai nazisti, il caso e un invito a cena costringono sette amici a una scelta estrema. È La cena delle belve, trasposizione italiana di un clamoroso successo francese, tratto dalla commedia di Vahè Katchà Le repas des fauves, in scena al Teatro della Corte da mercoledì 4 a domenica 8 dicembre.
Scrittore e sceneggiatore francese di origine armena, Vahè Katchà scrisse Le repas des fauves - che nella versione originale è ambientata a Parigi - nel 1960 e da lì a poco ne fu tratto un film con la regia di Christian Jaque (tra i protagonisti c’era anche l’italiana Antonella Lualdi). Nel 2002, vedendo per caso quel film in tv, Julien Sibre, giovane attore e regista francese, decide di chiedere i diritti della commedia originale. Nonostante numerose complicazioni (tra cui la scomparsa di Katchà nel 2003), Sibre non demorde e nel 2009 riesce finalmente a mettere in scena il testo, dopo averne curato personalmente l’adattamento. Vincitore di tre premi Molière (il massimo riconoscimento del teatro francese), Le repas de fauves è stato in cartellone a Parigi per quattro anni di fila, con centinaia di repliche. La versione italiana vanta la traduzione dello scrittore Vincenzo Cerami, a sua volta sceneggiatore di tanti film di successo (purtroppo mancato nel 2013), ed è diretta dallo stesso Julien Sibre insieme a Virginia Acqua.

Siamo a Roma nel 1943 e sette amici (Marianella Bargilli, Emanuele Cerman, Alessandro D’Ambrosi, Maurizio Donadoni, Carlo Lizzani, Ralph Palka, Gianluca Ramazzotti, Silvia Siravo) si ritrovano a cena per festeggiare un compleanno e distrarsi dalle tragedie della guerra. Quella sera due soldati tedeschi vengono uccisi per strada, proprio davanti alla casa del loro ospite, e la Gestapo decide per rappresaglia di prendere due ostaggi da ciascun appartamento della palazzina. Riconoscendo nel padrone di casa il libraio da cui si serve abitualmente, il comandante tedesco dell’operazione, per singolare rapporto di cortesia, concede al gruppo di continuare la cena e di scegliere autonomamente i due ostaggi da consegnare: lui tornerà a prenderli all’ora del dessert.

Naturalmente davanti alla paura della morte ciascuno dei personaggi tirerà fuori il peggio di sé, tra momenti di grande tensione e altri di comicità pura, costringendo lo spettatore a farsi la fatidica domanda: cosa farei io al loro posto?

4 - 8 dicembre 2019 Teatro della Corte, Genova

La cena delle belve di Vahè Katchà - elaborazione drammaturgica Julien Sibre | versione italiana Vincenzo Cerami - regia Julien Sibre e Virginia Acqua - con Marianella Bargilli, Emanuele Cerman, Alessandro D’Ambrosi, Maurizio Donadoni, Carlo Lizzani, Ralph Palka, Gianluca Ramazzotti, Silvia Siravo - scene Carlo De Marino | costumi Francesca Brunori | luci Giuseppe Filipponio - produzione Ginevra Media Production / Teatro Carcano - spettacoli ore 20.30, giovedì ore 19.30, domenica ore 16. Biglietti da 12 a 27 euro.

Domenica che storia!

Super User 01 Dicembre 2019 749 Visite

Cos’è il Big Bang? Perché le mucche non volano? Cosa c’entrano le mutande con la forza di gravità? E babbo natale abita sotto la stella polare? E dov'è la luna, quando la luna non c'è? E perché la fetta di pane cade sempre dalla parte imburrata? A dare risposta a questi e tanti altri enigmi sarà Andrea Valente, protagonista di una spettacolare e strampalata lezione dal titolo BIG BANG BOH all’interno della Rassegna Domenica che storia!, che il Teatro Nazionale di Genova ha pensato per le famiglie. L’appuntamento è per domenica 1° dicembre alle ore 10 nel foyer del Teatro della Corte. Al termine dell’incontro che dura circa 60 minuti, gli spettatori possono godersi una gustosa colazione in teatro, offerta da MOG e Latte Tigullio.

Tutti gli appuntamenti della Rassegna, realizzata con il sostengo di COOP Liguria e Unipol, hanno luogo nel Foyer del Teatro della Corte alle ore 10. Biglietti (colazione inclusa) 4 euro per i ragazzi sino a 14 anni, 6 euro per gli adulti. La biglietteria del Teatro della Corte apre alle ore 9.30.

Domenica che storia! si conclude domenica prossima, 8 dicembre con Scienza Rap, in compagnia di Teresa Porcella e Annalisa Bugini e del loro innovativo metodo di apprendimento per teoremi e formule scientifiche: memorizzarle a tempo di rap.

Petruzzelli al Duse

Super User 01 Dicembre 2019 827 Visite

Da sempre attento ai temi legati alla conoscenza delle civiltà e delle culture del mondo, portati in scena con successo in tanti spettacoli fra cui i recenti “Il ragazzo che amava gli alberi” e “Mediterraneo”, Pino Petruzzelli, attore, scrittore e regista, questa volta poggia il suo sguardo drammaturgico sul tema del lavoro. IO SONO IL MIO LAVORO che va in scena al Teatro Duse da venerdì 6 dicembre, è il frutto di due anni di interviste a molti vignaiuoli liguri, poi confluite in un libro pubblicato da Pentagora Editore.

Petruzzelli ne ha tratto anche uno spettacolo teatrale con protagonista il vignaiolo Dionigi e la Liguria. Una terra che l’autore, ormai ligure d’adozione, ripercorre da Ventimiglia a Sarzana, risalendo le sue terrazze, come in pellegrinaggio una montagna sacra: i muretti a secco, simbolo ligure e Patrimonio dell’UNESCO, sono un esempio di come l’uomo possa ingegnarsi per sopravvivere creando Bellezza. In Liguria i muretti a secco si estendono per 40.000 chilometri: la Muraglia Cinese è la metà.

Durante il viaggio si incontrano gustosi cammei storici con l'arte di Scanavino, scorci di struggente bellezza e microstorie italiane come quella di Perinaldo, nell’imperiese, primo comune d'Italia a festeggiare il Primo Maggio nel 1909 che ritraggono una terra tanto generosa con lo sguardo quanto dura e “scorbutica” da lavorare: proprio come raccontano i vignaiuoli fra aneddoti e suggestioni vinicole che passano dal Pigato al Rossese, dal Ciliegiolo fino al Vermentino.

In scena però non c’è spazio per profumi di ciliegia o mandorla: gli unici profumi presenti sono quelli della dignità, della costanza e della fatica. Valori indispensabili per dare sostanza al proprio sogno, come ha fatto Dionigi che con la sua caparbia passione, ha creato un’eccellenza vinicola in quella “Scarsa lingua di terra che orla il mare” che è la Liguria.

Seguendo il filone del teatro di narrazione, di cui Petruzzelli è da tempo apprezzato protagonista, IO SONO IL MIO LAVORO è uno spettacolo che porta in dono una preziosa eredità: quella dell’etica del lavoro, della sua sacralità, dell’impegno morale nei confronti dell’attività che scegliamo di intraprendere.

Qualunque esso sia, il nostro mestiere non dovrebbe mai essere un mero mezzo di sussistenza ma un’attività in cui riversare forza, energia, talento e creatività, affinché possa renderci migliori o nobilitarci, come recita la massima “Il lavoro nobilita l’uomo” attribuita a Charles Darwin.

«Per lavoro – spiega Petruzzelli – intendo la capacità di credere in noi stessi. La ricerca che possiamo fare guardandoci dentro e cercando, attraverso impegno e sudore, di tirare fuori il meglio.

L’eccellenza che ognuno di noi ha in sé: la nostra unicità. Per questo ho pensato al lavoro dei vignaioli liguri che tra muretti a secco e terreno avaro, riescono a tirare fuori eccellenze e tipicità».

IO SONO IL MIO LAVORO debutta al Teatro Duse venerdì 6 dicembre alle ore 20.30 e resta in scena fino a domenica 15 dicembre.

 

IO SONO IL MIO LAVORO

Storia di un vignaiuolo ligure

di e con Pino Petruzzelli

produzione Centro Teatro Ipotesi e Teatro Nazionale di Genova

Deridere il potere, al Duse

Super User 30 Novembre 2019 862 Visite

Il ciclo di incontri a ingresso libero dedicati a Il teatro e i ruoli del potere si conclude lunedì 2 dicembre al Teatro Duse (ore 18) in compagnia dello scrittore Nuccio Ordine, professore di letteratura italiana presso l’Università della Calabria e dell’avvocato Enzo Roppo, docente di diritto civile all’Università genovese.

Marco Tullio Cicerone riteneva che il riso fosse estremamente moderno e che esistessero inoltre mille modi diversi di ridere e di far ridere: per i Padri della Chiesa l’ilarità era una cosa indegna in quanto il riso era il frutto del diavolo che faceva emergere tutto l'orgoglio e la superbia umana. Nonostante questo, durante il Medioevo, i sovrani si circondavano di buffoni e giullari e persino i sermoni dei predicatori erano infarciti di parodie.

I due relatori punteranno l’attenzione su vita ed opere di intellettuali, filosofi e scienziati che in epoche diverse, si schierarono contro il potere assoluto, deridendolo, osteggiandolo, denunciandone gli abusi, nel tentativo di sgretolarne i dogmi, talvolta anche a costo della propria vita. Fra questi l’esempio più eclatante è quello di Giordano Bruno che in opere simbolo come “Il candelaio” (1582) e “La cena delle ceneri” (1584) attaccò il potere tramite pagine licenziose e satiriche. Dal filosofo nolano a Niccolò Macchiavelli il passo è breve: anche l’autore de “Il principe” nella sua celebre opera teatrale “La Madragola” fra una risata e l’altra, portò in scena un’umanità cinica, senza bontà, nel quale non c’era un solo personaggio (compresi quelli clericali) che possedesse una statura morale, che aspirasse a qualcosa di diverso dalla propria convenienza.

Altro illustre esempio è quello di Molière che dentro le sue esilaranti commedie (“Tartufo” o “Il Malato Immaginario”) celò sempre attacchi e parodie, dediti a scheggiare le certezze del potere assoluto: testi quelli molieriani che non furono mai soltanto intrattenimento ma anche provocazione, schernimento, disobbedienza alla verità univoca imposta dall’autorità.

L’incontro è a ingresso libero.

Il teatro e i ruoli del potere

DERIDERE IL POTERE

Incontro con Nuccio Ordine e Enzo Roppo

Paolo Fizzarotti

Il Carlo Felice apre con il Trovatore

Super User 15 Novembre 2019 1186 Visite

Per la Genova musicale Il trovatore di Giuseppe Verdi è un simbolo di rinascita e rinnovamento: con questo titolo, infatti, il 18 ottobre 1991 il nuovo Teatro Carlo Felice apriva per la prima volta le porte al pubblico. Ventotto anni dopo è di nuovo il secondo capitolo della “trilogia popolare” verdiana ad inaugurare una Stagione d’Opera e Balletto del Teatro Carlo Felice che guarda al futuro, quella 2019/20, la prima con Claudio Orazi come nuovo Sovrintendente della fondazione lirico-sinfonica genovese.

La prima, attesissima, è prevista per venerdì 22 novembre alle ore 20. Sul podio, a dirigere Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice nel melodramma romantico per eccellenza, Andrea Battistoni, giovane e carismatico direttore che proprio a Genova, negli ultimi anni, ha consolidato la sua fama. L’allestimento è una nuova produzione del Teatro Carlo Felice (di cui Iren è main sponsor) e porta la firma della regista Marina Bianchi, formatasi alla miglior scuola teatrale italiana sia di prosa che d’opera (diploma in regia alla Scuola d’Arte Drammatica “Paolo Grassi” di Milano, Aiuto Regista stabile alla Scala dal 1980 al 1992, collaboratrice di registi come Luca Ronconi, Sofia Coppola e Liliana Cavani). Le Scene e i Costumi sono di Sofia Tasmagambetova e Pavel Dragunov, autori di un progetto scenico che, sottolinea Marina Bianchi, «possiede un’immagine forte, una relazione totale con la drammaturgia dell’opera». Le Luci sono di Luciano Novelli, Direttore Allestimenti Scenici del Teatro Carlo Felice, con una lunga esperienza come Light Designer. Fondamentale, in un’opera come Trovatore, in cui si combatte molto, il contributo del Maestro d’Armi Corrado Tomaselli. Così come quello di Francesco Aliberti, Maestro del Coro del Teatro Carlo Felice, alle prese con una partitura in cui i cori sono protagonisti quanto le singole voci.

Di prim’ordine il cast, formato da voci verdiane tra le migliori oggi in attività: Massimo Cavalletti e Sergio Bologna (Conte di Luna), Vittoria Yeo e Rebeka Lokar (Leonora), Violeta Urmana e Maria Ermolaeva (Azucena), Marco Berti e Diego Cavazzin (Manrico), Mariano Buccino (Ferrando), Marta Calcaterra (Ines) e Didier Pieri (Ruiz).

Lo spettacolo è in memoria del Maestro Peter Maag, nel centenario della nascita, ed è dedicato a Rolando Panerai, da tutto il Teatro Carlo Felice, con affetto e riconoscenza.

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