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Il costo del covid: 47 miliardi al mese

Dino Frambati

Il lockdown, conseguenza del coronavirus ed arma per combatterlo, pare, per assurdo, un bene extralusso, tanto è il suo peso economico. Ci costa infatti, secondo l'ultimo rapporto Svimez (Associazione per lo Sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno) 47 miliardi al mese. Dei quali 37 al Centro-Nord e 10 al Sud.

Il rapporto analizza anche il riflesso sul Pil. Se ci sarà una ripresa piena o almeno abbastanza forte nel secondo semestre 2020, il Pil calerebbe dell’8,4% in Italia, Anche qui incidendo maggiormente al Settentrione e Nord Italia, con valutazione di un meno 8,5%, e “limitandosi” al meno 7,9 nel Meridione.

Appare perciò evidente la necessità di interventi robusti ed immediati anti crisi, soprattutto nei confronti di lavoratori non tutelati, famiglie a rischio povertà e micro imprese. Misure delle quali, finora, c'è scarsa traccia. Molte parole e promesse ma pochi invece i fatti a questo momento.

Dalla sede Cisl di Roma, il segretario Confederale nazionale del sindacato, Angelo Colombini, invita comunità scientifica e governo a “sciogliere il nodo sugli strumenti di controllo dello stato di contagio dei lavoratori in vista dell’imminente avvio della Fase 2”.

“Gli scienziati – insiste Colombini – devono fare chiarezza ed esprimersi con voce unica su quali strumenti di screening occorre adottare per garantire una ripresa delle attività produttive, tutelando i lavoratori dal possibile contagio. La gradualità nel rientro nei posti di lavoro non può creare lavoratori di serie A e di serie B. La base volontaria, nel mondo del lavoro, non può essere il solo criterio da adottare. Occorrono regole di gestione per i lavoratori che non potranno riprendere il lavoro perché privi di anticorpi, ma servono anche percentuali ridotte di falsi positivi e negativi e risultati rapidi e affidabili per non tenere ampi gruppi di lavoratori sospesi in attesa dei responsi. L’urgenza della ripresa non deve oggi far perdere il rigore e la fermezza con cui l’Italia ha dato prova di essere un grande Paese unito e responsabile”.

Dino Frambati

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