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Shoah, Buccilli: “In Europa l'antisemitismo resta un problema insoluto”

Gian Luca Buccilli

Il 27 gennaio 1945 le truppe dell'Armata Rossa varcarono i cancelli di Auschwitz, l'epicentro del sistema di distruzione del popolo ebraico attuato dalla Germania nazista.

Furono liberati 2.819 prigionieri, 180 dei quali erano bambini: un piccolo numero se raffrontato a più di un milione di persone che persero la vita nel famigerato lager di Auschwitz.

Solo negli anni a seguire l'Europa prese coscienza delle reali proporzioni della Shoah, con sei milioni di ebrei uccisi.

La memoria di quanto accaduto è un dovere e allo stesso tempo l'opportunità per interrogarci sul presente.

In Europa l'antisemitismo resta un problema insoluto. Lo dimostrano i numerosi fatti di cronaca, più o meno recenti e di differente gravità: gli attacchi alle scuole ebraiche e ai musei dove è custodita la cultura sionista, la profanazione delle tombe all'interno dei luoghi di pietà, gli insulti di matrice xenofoba e le minacce via social. 

Dal 2015 a oggi oltre 5 mila ebrei francesi hanno scelto di tornare in Israele. Circa 15 mila sono gli ebrei che hanno lasciato altri paesi europei per raggiungere il continente americano o Israele.

La ripresa della diaspora del popolo ebraico non può essere ignorata e, anzi, deve rappresentare il motivo di un'attenta ed esigente riflessione. 

C'è bisogno di legare la memoria della Shoah alla realtà del nostro tempo per comprendere come l'antisemitismo e più in generale il razzismo siano stati gli elementi di una catastrofe immane e come oggi occorra ritrovare le fondamenta di una società nella quale tutti possano vivere nel pieno rispetto dei loro diritti.

Politiche lungimiranti, un'informazione corretta, il coinvolgimento dei leader religiosi in una rete di incontro e di dialogo, l'attenzione alle periferie e ai bisogni legittimi che esprimono: sono solo alcuni dei temi che mantengono intatta la loro cogente attualità.

La pluralità, elemento ineludibile della società contemporanea, può evolversi nel conflitto o, al contrario, essere il fondamento di una civiltà basata sulla convivenza.

Era il sogno che nel 1986, ad Assisi, l'amatissimo e mai dimenticato Giovanni Paolo II consegnò al mondo e che oggi rappresenta per l'Europa dei popoli la via da percorrere: una cultura del reciproco riconoscimento e della convivenza nella pace, il rispetto delle differenti identità, la ricerca armonica del bene comune, l'accoglienza di chiunque scappi da guerre e da fame.

Gian Luca Buccilli
Capogruppo di Civica nel Consiglio comunale di Recco

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