Grande attesa per il Don Giovanni di Mozart che apre la nuova stagione del Carlo Felice
È Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart, uno dei vertici assoluti del repertorio operistico, a inaugurare la stagione 2025-2026 del Teatro Carlo Felice di Genova. Il capolavoro mozartiano, su libretto di Lorenzo Da Ponte, andrà in scena dal 3 al 12 ottobre con sei recite, segnando l’avvio del nuovo corso artistico guidato dal sovrintendente Michele Galli e dal direttore artistico Federico Pupo.
La produzione scelta per l’apertura non è casuale: si tratta del Don Giovanni firmato da Damiano Michieletto, realizzato con il team di Paolo Fantin (scene), Carla Teti (costumi) e Fabio Barettin (luci), già insignito di numerosi premi internazionali tra cui il prestigioso Premio Abbiati e cinque International Opera Awards. Un allestimento che, negli anni, ha saputo rinnovare la lettura del capolavoro senza tradirne l’essenza, imponendosi come riferimento della regia contemporanea.
«Inaugurare la stagione con Don Giovanni significa confrontarsi con un titolo fondativo della nostra identità culturale», afferma il sovrintendente Galli, sottolineando come l’opera si inserisca nel percorso di rinnovamento del teatro, che ha registrato un aumento degli abbonamenti superiore al 20%.
A dirigere orchestra e coro del Carlo Felice sarà il maestro tedesco Constantin Trinks, alla sua prima collaborazione con il teatro genovese. Sul palcoscenico un cast di rilievo, che vede Simone Alberghini nel ruolo del protagonista, affiancato da Desirée Rancatore (Donna Anna), Jennifer Holloway (Donna Elvira), Giulio Mastrototaro (Leporello) e Ian Koziara (Don Ottavio). Nelle diverse recite si alterneranno altri interpreti di primo piano, tra cui Gurgen Baveyan e Irina Dubrovskaya.
Il direttore artistico Pupo definisce lo spettacolo «un segnale forte: radicare il Carlo Felice nella tradizione e al tempo stesso nell’attualità di nuove letture».
Ogni recita sarà preceduta da un’introduzione all’ascolto nel primo foyer, per accompagnare il pubblico in un viaggio dentro le luci e le ombre dell’opera che più di ogni altra interroga i limiti e le ambiguità dell’animo umano.


