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La farsa di Alfano

Berlusconi - Alfano

Tanta gente non riesce a capire il divorzio tra Angelino Alfano e Silvio Berlusconi. E soprattutto non riesce a capire

perché i rapporti tra i due ex amici siano ancora cordiali. Si telefonano continuamente. Come prima, più di prima.

Alfano è una creatura di Berlusconi. Che lo considera come un figlio. Senza Berlusconi il buon Angelino sarebbe ancora a fare l'avvocato ad Agrigento. Il Cavaliere gli ha dato una dimensione nazionale. E l'aveva scelto come suo delfino.

Uno che in pectore era già il suo successore designato all'improvviso gli volta le spalle e decide di formare un nuovo partito. Tutto questo appare strano. Tanto più che Alfano è siciliano e i siciliani (in genere) sono uomini d'onore. Eppoi formare un nuovo partito comporta tanti rischi (vedi la fine di Gianfranco Fini) e anche tante spese, basta dare un'occhiata al bilancio del Popolo della Libertà.

Anche Claudio Scajola, amareggiato per l'emarginazione, aveva deciso di formare un nuovo partito, prima in campo nazionale, poi in sede locale. Ma, fatti un po' di conti, l'ex ministro ha rinunciato a tutto è rimasto con Berlusconi e ha aderito alla nuova Forza Italia.

Lo strappo di Alfano stupisce per mille motivi. Ufficialmente i due gruppi si punzecchiamo. Alfano ha definito "partito della rabbia" quello che è rimasto con Berlusconi. I falchi hanno accusato i lealisti di essere ancora a fianco di Letta per non perdere la poltrona. Ma a stupire sono soprattutto gli atteggiamenti di Berlusconi nei confronti di Alfano e viceversa. E se fosse una commedia per prendere i voti sia di quelli che credono ancora in Berlusconi e di quelli che vorrebbero cambiare registro?

Il sospetto viene spontaneo.

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