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Riforma portuale, emendamenti Musso-D'Alia

Nell'ambito della mini-riforma portuale in corso di discussione in Parlamento, l'aula del Senato ha approvato tre importanti emendamenti presentati

dai senatori Enrico Musso e Giampiero D'Alia. I primi due, poi riassorbiti in un emendamento del relatore Grillo il cui testo è di fatto la somma dei due emendamenti Musso, modificano l'articolo 18 della legge portuale del 1994, che riguarda la concessione dei terminali portuali agli operatori terminalisti privati, e affrontano il problema rappresentato dal fatto che, quando il periodo di concessione volge al termine, è improbabile che il terminalista realizzi ulteriori investimenti, poiché non avrebbe più il tempo di ammortizzarli prima della gara per la riassegnazione del terminal. La conseguenza è che spesso non vengono realizzati, o vengono rimandati per anni, investimenti necessari per mantenere o aumentare la competitività portuale.
Con il primo emendamento (14.206) si dispone che, trascorsi i due terzi della durata della concessione, il terminalista che realizza rilevanti investimenti nel terminale portuale può chiedere una proroga della durata della concessione per un periodo proporzionale ai maggiori investimenti compiuti.
Con il secondo emendamento (14.205) si dispone che, trascorsi i due terzi della durata della concessione, il terminalista che realizza investimenti nei porti può, all'opposto, chiedere l'anticipazione della nuova gara rispetto alla scadenza naturale, con l'obiettivo di assicurarsi la riassegnazione prima di procedere ai nuovi investimenti, oppure di lasciarli fare al nuovo concessionario.
Entrambi gli emendamenti di Musso e D'Alia sono stati riassunti in un emendamento presentato dal relatore Grillo (14.204).
Respinto invece un ulteriore emendamento sul tema, con il quale Musso prevedeva che gli investimenti eventualmente non ancora ammortizzati al termine del periodo di concessione formassero oggetto di indennizzo da parte del nuovo concessionario a quello precedente che ha realizzato l'investimenti. "Era forse il più importante dei tre - osserva Musso - ma i miei colleghi non ne hanno capito l'importanza".
Col terzo emendamento approvato, infine, Musso introduce un meccanismo per il quale nei porti minori che, pur essendo sede di autorità portuale, perdano nel tempo i necessari requisiti di traffico, l'autorità portuale viene soppressa. Tali porti sono declassati a porti di rilevanza regionale o interregionale. "In Italia le autorità portuali sono troppe, e il loro numero è destinato a crescere con la crescita del traffico in porti che attualmente non sono sede di autorità portuale (dal 1994 il numero è cresciuto da 16 a 25). Tuttavia - osserva Musso - la legge non prevedeva alcun meccanismo per togliere la qualifica di autorità portuale ai porti minori il cui traffico cali al di sotto dei requisiti di traffico per un periodo pluriennale".

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