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Spettacoli

Zena: “Ma se ghe pensu” diventa una commedia musicale

Super User 09 Marzo 2022 1154 Visite

“Ma se ghe pensu” diventa un’opera. Debutta in prima assoluta sabato 12 marzo alle ore 15:00 nel primo Foyer del Teatro Carlo Felice, con anteprime per le scuole, “Zêna (Il viaggio dell'emigrante)”, commedia musicale in un atto di Fabrizio Lamberti su libretto di Mauro Graiani, una commissione della Fondazione Teatro Carlo Felice.
“Ma se ghe pensu”, colonna sonora del cuore di ogni genovese, manifesto d'amore e poesia, composta nel 1925 da Attilio Margutti su versi di Mario Cappello è il suo motivo ispiratore sia sul piano musicale, quale principale leitmotiv che scandisce il progredire della narrazione, sia sul piano drammaturgico: la storia del protagonista di Zêna è quella del protagonista della canzone, l’emigrante italiano di fine Ottocento, la cui storia racchiude in se le storie di tutte le migrazioni coeve.

Protagonisti in scena sono giovani attori e cantanti selezionati in seguito alla call lanciata dai social media del Teatro Carlo Felice a inizio anno: Raffaele Ficiur (Bacci), Danilo Ramon Giannini (Carbunin/Dieguito/Juan/Edmondo de Amicis), Andrea D’andreagiovanni (Schiappacasse/Pedro Vasena/Padre Miguel/Banchiere/Poliziotto), Elisa Dal Corso (Natalina/Maria), Fabrizio Lamberti (Sagrestano) e con la partecipazione straordinaria in video di Corrado Tedeschi nella parte di Bacci anziano. Maestro concertatore, direttore della Zêna Òrchèstra e pianista è Fabrizio Lamberti, regia, video, scene, costumi e luci sono Mauro Graiani, autore delle tavole pittoriche dei fondali video è Matteo Merli.

«Una commedia musicale inedita, che si inserisce in un progetto volto ad avvicinare i giovani all’opera e a promuovere la cultura musicale nelle nostre scuole creando, nel contempo, un legame con la città - afferma l’assessore alle Politiche culturali Barbara Grosso - Ma se ghe penso, la canzone che maggiormente rappresenta Genova, i genovesi e la loro storia esce dai confini della città assumendo sempre più il ruolo di ambasciatore di Genova nel mondo». 

«L'opera Zêna rappresenta un'occasione per promuovere la convivialità relazionale degli alunni e per far riflettere sulla condivisione di valori che fanno sentire i membri della società come parte di una comunità autentica, viva e coesa, afferma l’assessore alle Politiche socio sanitarie e Terzo Settore, Politiche giovanili, Scuola, Università e Formazione, Cultura e Spettacolo Ilaria Cavo. La presenza nella scuola di alunni di molteplici etnie è un fenomeno ormai strutturale e questa opera rappresenta un’opportunità per comprendere meglio lo stato d'animo di chi è emigrato e soffre della lontananza dei propri affetti e della perdita delle proprie radici culturali». 

«Con 33 repliche all’interno del cartellone operistico del Teatro Carlo Felice fino a domenica 23 aprile, afferma il Sovrintendente Claudio Orazi, Zêna ha l’ambizione di rivolgersi ai giovani, alle famiglie, oltre che alla cittadinanza che invita a immergersi in un racconto coinvolgente sulla propria storia. Al centro della drammaturgia di Zêna il tema dell'emigrazione, da sempre cruciale nella vita dei genovesi. Nell’ambito di un progetto di avvicinamento dei giovani all’Opera, la Fondazione Teatro Carlo Felice si rivolge in particolare alle scuole offrendo loro, grazie al supporto di uno sponsor della Fondazione, accesso gratuito e prioritario alle due repliche quotidiane infrasettimanali alle ore 9.30 e alle ore 11.00 e proponendo un percorso di approfondimento didattico specifico che si svolge in un primo momento in classe e in una seconda fase a Teatro». 

Il testo di “Zêna (il viaggio dell’emigrante)” è la versione ridotta in atto unico della commedia musicale Zêna (If I Think Home). Ambientata sul finire del 1800, la vicenda si snoda facendo perno sui sogni di Baciccìn, il suo protagonista e quelli dei suoi giovani coetanei che s’infrangono contro la povertà di una Genova sottomessa ai Savoia, dove il lavoro scarseggia e ci si deve inventare. Imbarcarsi su di un piroscafo per far fortuna in Argentina, sulla rotta di Colombo, abbandonando affetti e sicurezze, sembra l’unico piano possibile. Bacci partirà, armato solo di buone speranze e di una piantina di basilico, grazie alla quale riuscirà a farsi una posizione, salvo poi, una volta in là con gli anni, obbedire alla nostalgia di casa e tornare a Genova.

“Il Teatro Carlo Felice - spiega ancora Orazi - nell’ambito di un progetto di avvicinamento dei giovani all’Opera con questa commedia musicale desidera promuovere la cultura musicale nella scuola con il suo elevato potenziale educativo e formativo per gli studenti. Attraverso le attività musicali in classe è possibile lavorare sugli stimoli che apportano benefici sull’apprendimento in relazione a tutte le materie scolastiche, inoltre l’esperienza del canto corale è funzionale per migliorare la relazione con i propri compagni ed a consolidare il gruppo classe.Inoltre grazie a questa iniziativa il Teatro desidera contribuire a rafforzare il legame della scuola con la città e le famiglie. In un'ottica di comunanza e di valori da riscoprire, tutti gli alunni saranno invitati a cantare insieme ai protagonisti “Ma se ghe pensu”, la storica canzone in lingua genovese scritta nel 1925, divenuta d'uso tradizionale e simbolo della cultura musicale ligure, per dare a tutti l'occasione di riscoprire la nostra storia e la lingua parlata nella maggior parte delle famiglie genovesi fino ad una cinquantina d’anni fa”.

 

Teatro Carlo Felice di Genova - I Foyer

Da sabato 12 marzo a domenica 23 aprile 2022 

Anteprima per le scuole a partire da martedì 8 marzo 2022

ZÊNA
(il viaggio dell'emigrante)

Commedia musicale in un atto di Fabrizio Lamberti

Libretto di Mauro Graiani

Commissione della Fondazione Teatro Carlo Felice

Prima rappresentazione assoluta

Fabrizio Lamberti: Maestro concertatore, direttore e pianista

Mauro Graiani: Regia, video, scene, costumi e luci

Bacci Raffaele Ficiur Carbunin/Dieguito/Juan/

Edmondo De Amicis Danilo Ramon Giannini Schiappacasse/ Pedro Vasena/Padre Miguel/Banchiere/

Poliziotto Andrea D’andreagiovanni

Natalina/Maria Elisa Dal Corso

Sagrestano Fabrizio Lamberti 

Bacci anziano Corrado Tedeschi (partecipazione straordinaria in video) 

Zêna Òrchèstra

 

Paolo Fizzarotti

Chi ha paura di Virginia Woolf? Alla Corte

Super User 08 Marzo 2022 1606 Visite

Un testo che negli anni ’60 sconvolse gli Stati Uniti scoperchiando il lato oscuro della vita borghese. Un titolo che, dopo il debutto, superò le 600 repliche consecutive a Broadway, per non parlare del successo del film di Mike Nichols con Richard Burton e Liz Taylor.Un grande classico della drammaturgia a stelle e strisce, questo è Chi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee, che arriva sul palcoscenico del Teatro Ivo Chiesa dall’8 al 13 marzo con la messa in scena di Antonio Latella, uno dei grandi maestri della regia europea e un cast davvero intrigante, formato da Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Ludovico Fededegni e Paola Giannini.Come noto il testo, la cui nuova versione italiana è curata da Monica Capuani, racconta la storia di due coniugi di mezza età, Martha e George, che hanno invitato a casa per un drink Nick, giovane e prestante collega di lui, e la moglie Honey. I padroni di casa cominciano presto a battibeccare e, mentre il tasso alcolico della serata sale sempre più, i due perdono qualunque freno inibitore e il litigio iniziale diventa un crescente gioco al massacro che coinvolge anche la giovane coppia fra accuse, perversioni, menzogne e confessioni.Chi ha paura di Virginia Woolf? va in scena al Teatro Ivo Chiesa da martedì 8 a domenica 13 marzo. Martedì, mercoledì e venerdì lo spettacolo inizia alle ore 20.30, giovedì e sabato alle 19.30. Domenica alle 16.

 

8 – 13 marzo 2022 Teatro Ivo Chiesa

Chi ha paura di Virginia Woolf?

di Edward Albee

versione italiana Monica Capuani

regia Antonio Latella

con Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni, Ludovico Fededegni, Paola Giannini

dramaturg Linda Dalisi

scene Annelisa Zacheria

costumi Graziella Pepe

musiche e suono Franco Visioli

luci Simone De Angelis

 

Paolo Fizzarotti

Lupi buoni e Tori con le ali: c’è la Tosse in famiglia

Super User 18 Febbraio 2022 969 Visite

Domenica 20 febbraio, per la rassegna la Tosse in famiglia, va in scena alla sala Trionfo “Lupi buoni e Tori con le ali”, un testo di Anna Maini con la regia di Benedetta Frigerio.

Teatro di figura e teatro d’attore, pupazzi e videoproiezioni di cartoon si mescolano in una metafora poetica sul valore della diversità.

Chi l’ha detto che tutti i lupi sono cattivi? E che tutte le coccinelle portano fortuna? Che i draghi fanno paura? E chi ha detto che i tori non possono volare? Abaco e Rustico, protagonisti della storia, sono esseri impossibili da etichettare, talmente fuori dagli schemi da sommare in sé le caratteristiche di tre animali diversi: vistose corna da toro, grandi ali da ape e belle zampe palmate da cigno.

Esseri troppo complessi per essere “semplificati” in un’unica definizione, che si sentono soli, in un mondo che tende ad aver bisogno di etichettare tutti.

Attraverso mondi, personaggi e linguaggi fantastici un viaggio poetico, delicato e divertente nel valore della diversità e della bellezza, nel trovare la strada per esprimere ciò che di prezioso è in ognuno di noi, un viaggio verso la felicità di essere accettati per quello che si è.

Domenica 20 febbraio ore 15.00 Teatri di S. Agostino – Sala Trionfo

LUPI BUONI E TORI CON LE ALI

Ideato e realizzato da ArteVOX Teatro con il sostegno del Teatro del Buratto

testo di Anna Maini

regia Benedetta Frigerio 

con Giulia D’Imperio e Paola Palmieri scenografia,

illustrazioni e pupazzi Rossana Maggi

costumi Claudia Botta e Rossana Maggi

realizzazione e consulenza video Michele Cremaschi

musiche e suoni originali Enrico Ballardini

voci registrate di Tommaso Banfi, Renata Coluccini, Marta Comerio, Dario De Falco Franco Spadavecchia

DAI 4 ANNI D’ETA’ 

 

INFO E BIGLIETTI

BIGLIETTI ADULTI: euro 8

BAMBINI FINO A 12 ANNI: euro 6

  

Paolo Fizzarotti

Lo Zoo di vetro è al Teatro Ivo Chiesa

Super User 15 Febbraio 2022 777 Visite

«Mi chiamo Tommaso e sono un pagliaccio. Sono qui per raccontarvi la mia verità. Per farlo ho bisogno di finzione, io vi darò verità sotto il piacevole travestimento dell’illusione. C’è molto trucco e c’è molto inganno. Il dramma è memoria, è sentimentale non realistico».
Si apre così Lo zoo di vetro di Tennessee Williams in scena al Teatro Ivo Chiesa da martedì 15 a venerdì 18 febbraio. A dirigerlo l’attore e regista piacentino Leonardo Lidi (classe 1988), astro nascente del teatro italiano, già premiato dall’Associazione Nazionale Critici Teatrali e acclamato alla Biennale Teatro di Venezia.
Le parole pronunciate da Tommaso (Tom), che è l’io narrante della vicenda, sembrano voler avvertire lo spettatore riguardo alcuni aspetti visivi con cui il regista trasporta il celebre dramma borghese e parzialmente autobiografico di Tennessee Williams in una dimensione antinaturalista e decisamente onirica. Così i Wingfield, una normale famiglia americana formata dalla madre Amanda (Mariangela Granelli) abbandonata dal marito, e dai suoi figli Tom (Tindaro Granata), magazziniere in cerca di un riscatto sociale, e Laura (Anahì Travesri), claudicante e solitaria, in scena sono truccati e vestiti come dei clown e vivono in una casa color rosa shocking simile ad un giocattolo. Sono clown malinconici che camminano in mezzo a cumuli di polistirolo, come se l’intero palcoscenico fosse una scatola per imballare oggetti fragili. Fragili come le loro anime, come il piccolo zoo di vetro su cui la timida Laura riversa tutto il proprio amore fino a quando non incontra Jim (Lorenzo Bartoli) che porta con sé l’illusione di un domani diverso. Il regista motiva così la sua scelta: «Quello di Tennesse Williams è un dramma ma ha anche la capacità di farti sorridere: ci si diverte di qualcosa di cui ci si vergogna, e ciò può avvenire solamente attraverso il grande teatro. Ho cercato di utilizzare lo stesso meccanismo che emerge quando ridiamo della tristezza del clown. Mi sono avvalso della figura del clown per usarla come mascheramento del dolore. Perché quando si affronta un dolore troppo grande bisogna mascherarsi con un volto nuovo».

 

15 – 18 febbraio 2022 Teatro Ivo Chiesa

Lo zoo di vetro

di Tennessee Williams

versione italiana Gerardo Guerrieri

adattamento e regia Leonardo Lidi

con Lorenzo Bartoli, Tindaro Granata, Mariangela Granelli, Anahì Traversi

scena e light design Nicolas Bovey

costumi Aurora Damanti

sound design Dario Felli

produzione LAC Lugano Arte e Cultura in coproduzione con Teatro Carcano

Centro d’Arte Contemporanea, TPE – Teatro Piemonte Europa, Centro Teatrale Santacristina

  

Paolo Fizzarotti

Alda Merini è al Duse

Super User 15 Febbraio 2022 1839 Visite

Gli amanti, la poesia, Milano, l’ospedale psichiatrico, una vita difficile e piena di passione. Dal 15 al 20 febbraio a Genova al Teatro Duse torna in scena Alda. Diario di una diversa, che Giorgio Gallione ha ideato basandosi sugli scritti e la biografia di Alda Merini. L’elaborazione drammaturgica operata dal regista spazia all’interno dell’opera della Merini, intrecciando materiali narrativi a poesie, aforismi, canzoni e mescolando i linguaggi di teatro e danza per esplorare il legame tra poesia e follia.
Milvia Marigliano - protagonista dello spettacolo prodotto dal Teatro Nazionale di Genova e interprete tra le più apprezzate del teatro italiano - offre un vibrante ritratto della poetessa dei navigli. Nella suggestiva scenografia di sabbia creata da Marcello Chiarenza, l’attrice è affiancata da cinque danzatori del DEOS Danse Ensemble Opera Studio (Luca Alberti, Angela Babuin, Eleonora Chiocchini, Noemi Valente, Francesca Zaccaria) che, muovendosi sulle coreografie di Giovanni Di Cicco, incarnano un universo mentale abitato da ricordi, amori, fantasmi, deliri.
“La biografia della Merini è segnata da una lunga e dolorosa degenza manicomiale, causata probabilmente da una sindrome bipolare, una patologia della quale hanno sofferto molti altri poeti e artisti” commenta Giorgio Gallione.
“Attorno all’esperienza del manicomio la poetessa ha prodotto le sue opere più sconvolgenti. Ho cercato di costruire lo spettacolo come una sorta di visione per raccontare un’esistenza tragica, di per sé struggente come la poesia”. Così Alda. Diario di una diversa trasporta gli spettatori in un viaggio tra contrasti forti, dove “l’estate esplode all’improvviso in mezzo ai rami gelati dell’inverno”, caratterizzato da continui slittamenti emotivi e stilistici tipici di un’artista che si è ritrovata più volte ai margini del destino, ma che è sempre miracolosamente “resuscitata” grazie al potere taumaturgico della parola poetica.

15 - 20 febbraio 2022 Teatro Eleonora Duse

Alda. Diario di una diversa

da Alda Merini

drammaturgia e regia Giorgio Gallione

con Milvia Marigliano e con i danzatori Luca Alberti, Angela Babuin, Eleonora Chiocchini,

Noemi Valente, Francesca Zaccaria

coreografie Giovanni Di Cicco | scene Marcello Chiarenza

costumi Francesca Marsella | luci Aldo Mantovani

produzione Teatro Nazionale di Genova

in collaborazione con DEOS Danse Ensemble Opera Studio

Paolo Fizzarotti

Splendour, il progetto della Factory del Teatro Nazionale di Genova

Super User 15 Febbraio 2022 1085 Visite

Quattro donne, un dittatore e un’insurrezione alle porte. È la storia di Splendour della drammaturga britannica Abi Morgan, testo inedito in Italia su cui sta lavorando in queste settimane la compagnia VaPiBó, in residenza alla Sala Mercato nell’ambito della Factory, il progetto nato su impulso del direttore del Teatro Nazionale di Genova Davide Livermore per accogliere le giovani compagnie e confrontarsi con le realtà del territorio.

Fondato a Genova da Thaiz Bozano, Federico Pitto e Anna Varaldo, VaPiBò è un ensemble che in questa occasione coinvolge quattro giovani attrici, Giulia Chiaramonte, Elena Lanzi, Lisa Lendaro e Francesca Santamaria Amato, tutte diplomate alla Scuola di Recitazione del Teatro Nazionale di Genova. Sono loro a interpretare le quattro figure femminili che attendono il ritorno del vecchio dittatore: da una parte ci sono Micheleine, l’esuberante moglie, e Geneviève, la sua amica fidata. Dall’altra Kathryn, una fotogiornalista incaricata di ritrarre il tiranno, e la sua interprete, Gilma. Mentre cala la sera e l'artiglieria della rivoluzione si fa sempre più vicina, ognuna dovrà fare i conti con il proprio ruolo, la propria storia e la propria identità.

«Splendour è costruito sulla continua e ripetuta frantumazione - e successiva ricomposizione - di una singola vicenda, raccontata attraverso lo sguardo delle sue quattro protagoniste», commenta la regista Thaiz Bozano. «In questo gioco il pubblico è chiamato a ricostruire la storia di cui le quattro donne sono testimoni uniche e inaffidabili. Non esistono interpretazioni preconfezionate, solo frammenti di una verità possibile».

La pièce, che è stata messa in scena per la prima volta nel 2000 presso il Traverse Theatre di Edimburgo, è stata tradotta in italiano da Federico Pitto, le scene sono di Anna Varaldo.Alcuni momenti di Splendour saranno proposti al pubblico alla Sala Mercato martedì 15 e mercoledì 16 febbraio (ore 19).

Ingresso 3 euro, gratuito per chi ha il biglietto di ha il biglietto di Orgoglio e pregiudizio martedì e mercoledì. 

Paolo Fizzarotti

 

Debutta alla Tosse “Vita nei Boschi” di Petruzzelli

Super User 09 Febbraio 2022 973 Visite

Debutta in prima nazionale l’ultimo spettacolo scritto e interpretato dall’attore genovese Pino Petruzzelli. Lo spettacolo si intitola “Vita nei boschi”: è nato dall’emergenza-Covid, nel senso che è stato scritto nei mesi scorsi, in piena emergenza-pandemia. Ed è anche una riflessione sul rapporto tra uomo e natura provocata proprio dall’emergenza sanitaria che ha coinvolto tutti. L’atto unico debutterà in prima nazionale il 18 febbraio al Teatro della Tosse di Genova. 

Cosa c'entrano i boschi con il Covid?
Lo spettacolo è la mia reazione a questo periodo tragico, pieno di lutti, sofferenze, limitazioni – risponde Pino Petruzzelli – Ho usato questi mesi di restrizioni e di immobilità forzata per scrivere, come tanti altri miei colleghi, e continuare a sognare. La storia parla di boschi e di aria aperta, in contrapposizione con i mesi che abbiamo dovuto trascorrere chiusi in casa. Nel suo piccolo è anche un messaggio di speranza e normalità.

Il titolo ricorda qualcosa
Certamente, ed è una cosa voluta. Ho scritto questo spettacolo in un mese e mezzo, ispirandomi al libro Walden, vita nei boschi dello scrittore e filosofo americano Henry David Thoreau. Il protagonista del libro si ritira per due anni in una foresta per criticare una società tecnologica: anche se nel XIX secolo la tecnologia non era certamente paragonabile a quella di oggi. Io invece penso che sia fondamentale una sinergia tra la natura e la tecnologia.

Chi è il protagonista di questo spettacolo?
Il protagonista si chiama Pino, ed è un attore. Potrei essere io, o anche un altro attore. I teatri sono chiusi, le recite sono interrotte - si domanda Pino - Che ci sto a fare in città? Se succede qualcosa, se qualcuno mi chiama per uno spettacolo, posso essere raggiunto ovunque con il telefonino. Quasi quasi me ne vado a vivere tra i boschi.  E così Pino parte per riscoprire la sua umanità stando a contatto con la natura. Decide di costruirsi una casetta nel bosco, sull’Appennino Ligure. Vivendo lì scopre tante cose. Capisce cosa significa vivere nella natura, essere in contatto con un entroterra abbandonato. Vede che una sinergia tra la città e l’entroterra è fondamentale, perché l’entroterra ha bisogno della città e viceversa. Il messaggio è che bisogna investire sul territorio che circonda la città, non lasciarlo abbandonato. 

La tecnologia è compatibile con l'ecologia?
La tecnologia ci può aiutare a vivere meglio il territorio. Invece dagli anni ‘50 del novecento l’arrivo della tecnologia non ha fatto altro che svuotarlo. Oggi però sappiamo quanto sia importante un diverso rapporto tra uomo, città e retroterra. Lo spettacolo è ambientato tra 20 anni, nel 2040. Inizia con il racconto di un personaggio, un po’ anziano, che ricorda quanto successo quando era più giovane, nel 2020. Il resto si capisce guardando lo spettacolo.

 

Paolo Fizzarotti

Anna Bolena: un grande Donizetti al Teatro Carlo Felice

Super User 09 Febbraio 2022 1007 Visite

Gaetano Donizetti torna al Carlo Felice con Anna Bolena, considerata una delle sue opere liriche migliori. Anna Bolena debutta venerdì 18 febbraio alle ore 20:00. Si tratta di una tragedia lirica in due atti, su libretto di Felice Romani, nell'allestimento realizzato in coproduzione tra la Fondazione Teatro Carlo Felice e il Teatro Regio di Parma.
Anna Bolena rappresenta una delle vette più alte della produzione operistica di Donizetti e dell’opera romantica in generale. Felice Romani si è ispirato al dramma “Henri VIII” di Marie-Joseph Blaise de Chénier. Dopo un debutto trionfale nel 1830, l’opera uscì gradualmente dal repertorio: fino a quando, nel 1957 al Teatro alla Scala, Maria Callas le donò una seconda vita con una memorabile interpretazione, nell’allestimento diretto da Gianandrea Gavazzeni e la regia di Visconti, a seguito della quale tornò ad essere rappresentata nei maggiori teatri del mondo.

«La stagione del Teatro Carlo Felice prosegue nella seconda metà di febbraio, con il debutto di Anna Bolena a pieno titolo uno dei capolavori del compositore bergamasco e dell’intera opera romantica – commenta Barbara Grosso, assessore alle Politiche culturali del Comune di Genova – Con Anna Bolena, una figura di donna moderna e di grande personalità, torna a Genova una delle “tre regine di Donizetti”, un’opera che saprà incantare il pubblico col linguaggio universale della musica e che riscuoterà sicuramente un grande successo». 

Ancora una volta il cartellone del Teatro Carlo Felice di Genova offre al pubblico una grande opera che ha radici genovesi - commenta Ilaria Cavo, assessore alla Cultura della Regione Liguria. - Anna Bolena di Donizetti porta infatti la firma di un nostro librettista illustre come Felice Romani che possiamo così ancora una volta apprezzare in un allestimento particolare che il nostro Teatro ha coprodotto con il Teatro Regio di Parma. Questo è il teatro che ci piace: esce dai propri confini, mantenendo ed esaltando le proprie radici».

«Dopo il successo dell’allestimento in prima rappresentazione moderna di Bianca e Fernando di Vincenzo Bellini, nel mese di novembre scorso - dichiara il Sovrintendente Claudio Orazi - con un capolavoro donizettiano come Anna Bolena il Teatro Carlo Felice ritorna sulle orme di uno dei più grandi protagonisti della storia dell’opera lirica, Felice Romani, le cui origini e la cui vicenda si intrecciano nella storia della Civiltà musicale genovese, che costituisce uno dei primari interessi della Fondazione. Quest’anno, la programmazione operistica del teatro tocca i vertici della produzione dal Settecento, con Pergolesi, passando per l’Ottocento con Donizetti, Rossini e Verdi per arrivare al Novecento, con Bernstein, quindi era doveroso pensare di toccare anche una vetta della tradizione belcantistica, coinvolgendo un cast di altissimo livello internazionale che comprende interpreti quali Angela Meade, John Osborn, Sonia Ganassi, con la direzione musicale di Sesto Quatrini e per la regia di Alfonso Antoniozzi. Desidero nuovamente ringraziare per il loro supporto continuativo al Teatro, che rende possibili produzioni così impegnative, i nostri Soci fondatori, i nostri Sponsor e il Title Sponsor di questa produzione in particolare, Eni». 

Teatro Carlo Felice di Genova

Venerdì 18 febbraio 2022 ore 20.00 Abb. Opera A

Sabato 19 febbraio 2022 ore 15.00   Abb. Opera F 

Domenica 20 febbraio 2022 ore 15.00  Abb. Opera C 

Venerdì 25 febbraio 2022 ore 20.00 Abb. Opera B

Sabato 26 febbraio 2022 ore 20.00  Abb. Opera L

Domenica 27 febbraio 2022 ore 15.00 Abb. Opera R 

 

Anna Bolena

Tragedia lirica in due atti di Gaetano Donizetti

Libretto di Felice Romani 

Personaggi e interpreti principali:

Anna Bolena - Angela Meade /Desirée Rancatore (19/26) 

Enrico VIII - Nicola Ulivieri /Alessio Cacciamani (19/26)

Giovanna Seymour - Sonia Ganassi/Paola Gardina (19/26)

Lord Riccardo Percy - John Osborn/Giorgio Misseri (19/26)

Smeton - Marina Comparato/ Sofia Koberidze (19/26)

Lord Rochefort - Roberto Maietta 

Sir Hervey - Manuel Pierattelli

 

Danzatrici:

Erika Melli, Veronica Morello, Andrea Carlotta Pelaia, Miryam Tomé 

Orchestra, Coro e Tecnici del Teatro Carlo Felice

Maestro del coro Francesco Aliberti

 

Paolo Fizzarotti

Caro Lupo, teatro per i bambini alla Tosse

Super User 08 Febbraio 2022 1127 Visite

Domenica 13 febbraio arriva sul palco dei Teatri di Sant’Agostino lo spettacolo “Caro Lupo”, produzione Drogheria Rebelot, con un grande allestimento a tutto palco nella sala Trionfo.

Caro Lupo è l’inizio di una lettera che ha il sapore di una favola, scritta da Jolie, bambina curiosa, coraggiosa, intraprendente a cui piacciono le costellazioni, il suo inseparabile orso di pezza Boh e le cose che fanno un po' paura.

Jolie vive in una casa nel bosco con i suoi genitori, genitori eccentrici, in molte faccende affaccendati, che la ascoltano poco anche se cercano di fare del loro meglio.

Quando Boh scompare Jolie decide di partire, di andare a cercarlo, verso l’ignoto, si addentra nel bosco, incrocia i suoi abitanti, si imbatte in ombre scure, scopre paesaggi incantati e incontra il Lupo. Il suo Lupo. Un Lupo piccolo, come lei. Un lupo la cui ombra appare gigante ma che, in verità, è solo un cucciolo e come tutti i cuccioli ha bisogno di cure, di coccole, di giocare, di trovare la strada del ritorno. Là dove chi amiamo, ci aspetta sempre. Soprattutto quando ha paura di averci perduto.

Domenica 13 febbraio ore 15.00

Teatri di S. Agostino – Sala Trionfo

CARO LUPO

Ideazione Miriam Costamagna e Andrea Lopez Nunes

Regia, drammaturgia e cura dell’animazione Nadia Milani Con Miriam Costamagna, Andrea Lopez Nunes, Giacomo Occhi / Nadia Milani

Scene, sagome e puppets Gisella Butera, Andrea Lopez Nunes, Miriam Costamagna, Nadia Milani, Matteo Moglianesi

Musiche originali Andrea Ferrario

Voci di Aurora Aramo, Arianna Aramo, Miriam Costamagna, Andrea Lopez Nunes, Nadia Milani, Giacomo Occhi 

DAI 4 ANNI D’ETA’

BIGLIETTI ADULTI: euro 8

BAMBINI FINO A 12 ANNI: euro 6

 

Paolo Fizzarotti

Ambra Angiolini porta il nodo del bullismo al Modena

Super User 08 Febbraio 2022 867 Visite

 

Di chi è la colpa se i nostri figli si trasformano in vittime o carnefici? Ambra Angiolini e Arianna Scommegna sono le protagoniste de Il nodo, in scena al Teatro Gustavo Modena da mercoledì 9 a domenica 13 febbraio con la regia di Serena Sinigaglia. Scritta da Johnna Adams, una delle voci più interessanti della nuova drammaturgia statunitense, la pièce indaga le cause alla base del bullismo, mettendo a nudo le più profonde contraddizioni dell’uomo e le ragioni ultime del suo agire.
Nei panni di una madre e di un insegnante di scuola media, Ambra Angiolini e Arianna Scommegna si fronteggiano come due figure tragiche, dando vita a una grande prova attoriale. Attacchi, difese, strategie, accordi sperati e immediatamente traditi: il campo di battaglia è la classe, il tempo dell’azione è il pomeriggio dei colloqui, il centro dello scontro un ragazzo di undici anni.
Il nodo è ambientato in una piccola cittadina nei dintorni di Chicago, ma il dove non è importante, e nemmeno il quando. Come Medea e Giasone, Dioniso e Penteo, Eteocle e Polinice, il conflitto tra le due donne racchiude in sé tutti noi come singoli individui e tutti noi come società. Quali sono le responsabilità educative dei genitori e quali quelle delle istituzioni nei confronti dei ragazzi? Come è possibile che si possa scatenare una tale violenza? Dove sbagliamo? Nel frastuono della loro battaglia, nel disperato tentativo di salvare sé stesse dal baratro dei sensi di colpa e cercare un senso a qualcosa di terribile, la madre e l’insegnante non si accorgono che solo una voce resta muta e lontana: quella del figlio.
«Per ogni episodio di bullismo, siamo noi a essere sconfitti, come individui e come società», afferma la regista Serena Sinigaglia. «Educare la generazione di domani è la nostra più grande responsabilità. Eppure, viviamo in una società dove i genitori troppo spesso difendono a oltranza i propri figli, difendendo in realtà nient’altro che se stessi. Una società dove gli insegnanti sono sottopagati e pochissimo considerati».
E prosegue: «Spesso si dice che non esistano più maestri, il punto è che, a mio avviso, non esistono più allievi. Sui social tutti possono dire la loro, senza averne competenze o esperienza. Un caos brutale nel quale facilmente restano impigliati i più fragili».
Mercoledì e venerdì inizio spettacolo ore 20.30, giovedì e sabato ore 19.30, domenica ore 16. 

9-13 febbraio 2022 Teatro Gustavo Modena 

Il nodo di Johnna Adams

traduzione Vincenzo Manna e Edward Fortes

regia Serena Sinigaglia

con Ambra Angiolini e Arianna Scommegna

scene Maria Spazzi | costumi Erika Carretta 

musiche Mauro Di Maggio e Federica Luna Vincenti | luci Roberta Faiolo

produzione Società per Attori e Goldenart Production 

Paolo Fizzarotti

Sebastiano Lo Monaco, un Enrico IV stellare alla Corte

Super User 08 Febbraio 2022 928 Visite

Da mercoledì 9 a domenica 13 febbraio al Teatro Ivo Chiesa va in scena Enrico IV di Luigi Pirandello, un caposaldo del teatro europeo del ‘900, qui nella messa in scena del regista greco di fama internazionale Yannis Kokkos.
Il protagonista è un attore di razza come Sebastiano Lo Monaco che torna a lavorare con Kokkos dopo l’acclamato Edipo a Colono andato in scena a Siracusa nel 2018 e che con Pirandello ha intrecciato tante volte il proprio percorso artistico, in spettacoli di successo come Il berretto a sonagli o il più recente Così è (se vi pare).
Scritta nel 1921 per Ruggero Ruggeri, star teatrale dell’epoca e rappresentata per la prima volta l’anno seguente a Milano, la pièce è considerata uno dei vertici dell’ampia produzione del premio Nobel. Nella vicenda di un gentiluomo che, in seguito a una caduta da cavallo durante una festa in maschera, rimane mentalmente imprigionato nel personaggio dell’imperatore di Franconia Enrico IV, ci sono tutti i grandi temi pirandelliani: il precario equilibrio esistente fra realtà e rappresentazione, fra menzogna e verità, fra ragione e follia e l’angosciante decisione che spetta ad ogni essere umano, ossia se calzare meglio o strapparsi con forza la maschera che la società ci appiccica addosso  per riconoscerci. Il problema dell’identità personale ha spronato la fantasia di Pirandello sotto forme molteplici, donando una velatura “freudiana” al suo teatro.
La regia di Kokkos punta sui riverberi della neonata disciplina fondata da Sigmund Freud e conduce il pubblico in una sorta di seduta psicanalitica allargata: in questo modo Enrico IV non è solo il dramma di un uomo smarrito di fronte alla mutevolezza della propria identità ma l’impietosa radiografia di una società crudele, ipocrita e vuota, in cui si può sopravvivere solamente rifugiandosi nella follia.
Enrico IV va in scena al Teatro Ivo Chiesa da mercoledì 9 a domenica 13 febbraio. Mercoledì e venerdì lo spettacolo inizia alle ore 20.30, giovedì e sabato alle 19.30. Domenica alle 16. 

Enrico IV di Luigi Pirandello 

9 - 13 febbraio 2022 – Teatro Ivo Chiesa

regia e scene Yannis Kokkos

con Sebastiano Lo Monaco e con Mariangeles Torres, Claudio Mazzenga, Rosario Petix, Luca Iacono, 

Sergio Mancinelli, Francesco Iaia, Giulia Tomaselli, Marcello Montalto, Gaetano Tizzano, Tommaso Garrè

costumi Paola Mariani

musiche Dario Arcidiacono

luci Jacopo Pantani

produzione Associazione Sicilia Teatro, Teatro Stabile del Veneto, Teatro Biondo Stabile di Palermo, Teatro Stabile di Catania

Paolo Fizzarotti

Sanremo, il ‘premio’ Toti va alle donne: “Al Festival hanno lanciato messaggi straordinari”

Super User 05 Febbraio 2022 893 Visite

Il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti ha consegnato a Gianni Morandi e Jovanotti il premio per la miglior cover, assegnato nella quarta serata del Festival di Sanremo 2022.

“È la settima volta che premio su questo palco il venerdì sera come presidente di Regione, e non sono mai stato così emozionato, perché questo è il Festival della liberazione, e il vero protagonista è il pubblico in sala. Questo è un Festival straordinario, pieno di donne che hanno lanciato dei messaggi straordinari. Credo che le donne siano state le vere protagoniste della sofferenza causata dalla pandemia, speriamo siano anche protagoniste della ripresa di questo Paese”, ha detto il governatore dopo aver consegnato ai vincitori la Lanterna di Genova in filigrana di Campo Ligure.

Dalle parole di Toti si intuisce quanto sia per lui importante l'universo (e pure l'elettorato) femminile. A cominciare dalla mamma Francesca, dalla moglie Siria, dalla sorella Cristiana e dalla portavoce Jessica, che ieri sera all'Ariston era seduta accanto al governatore.

Toti premia Morandi e Jovanotti

Piazza degli eroi: Thomas Bernhard al Teatro Ivo Chiesa

Super User 31 Gennaio 2022 989 Visite

Ultimo testo teatrale del grande autore austriaco Thomas Bernhard e uno dei suoi indiscussi capolavori, Piazza degli eroi va in scena a Genova al Teatro Ivo Chiesa da martedì 1 a sabato 5 febbraio nell’ambito della stagione del Teatro Nazionale di Genova con la regia di Roberto Andò, direttore del Teatro di Napoli, che per primo lo propone in Italia.
Piazza degli eroi debuttò con grande clamore a Vienna nel 1988 (l’autore sarebbe mancato un anno dopo), confermando l’immagine di uno scrittore furiosamente critico nei confronti di una classe politica colpevole di non avere mai veramente tagliato i ponti con il passato nazista. La storia del professor Schuster, che si suicida per protesta contro l’avanzare della barbarie antisemita (qui interpretato da uno straordinario Renato Carpentieri), è raccontata dal Bernhard in una partitura a più voci, in cui appaiono come relitti citazioni di altri grandi testi, tra tutti Il giardino dei ciliegi di Čechov. La piazza e le voci inneggianti, che si levano a disturbare la mente sconvolta della vedova del suicida (Imma Villa), sono la piazza e le voci che ovunque nell’Europa smarrita di oggi invocano l’uomo forte, “un regista che li sprofondi definitivamente nel baratro”, come dice lo zio Robert, il fratello del suicida, parafrasando lo stesso drammaturgo. Piazza degli eroi è dunque il testo più politico di Thomas Bernhard, pur mantenendo la tipica cifra esistenziale e metafisica di questo autore. «Nel disegnare il suo estremo congedo dalla vita e dal teatro, Bernhard sceglie di dare un nome e un tempo all’ottusità brutale che vede avanzare» spiega Roberto Andò nelle note di regia. «Ma, come sempre accade in un’opera di fantasia, l’Austria di Bernhard è insieme un luogo concreto e una metafora. Così come lo è la piazza che dà nome al testo, la stessa in cui nel 1938 Hitler annunciò alla folla acclamante l’Anschluss, l’annessione dell’Austria al destino nazista della Germania. Se è venuto il tempo di rappresentare in Italia Piazza degli Eroi è proprio perché oggi ognuno degli spettatori capirà subito che l’azione si svolge in una qualsiasi piazza da comizio, di una qualsiasi città d’Europa». 

1 – 5 febbraio 2022 Teatro Ivo Chiesa

Piazza degli eroi di Thomas Bernhard 

traduzione Roberto Menin

regia Roberto Andò

con Renato Carpentieri, Imma Villa, Betti Pedrazzi, Silvia Ajelli, Paolo Cresta, Francesca Cutolo, Stefano Jotti, Valeria Luchetti, Vincenzo Pasquariello, Enzo Salomone

Paolo Fizzarotti

Rezza e Mastrella tornano alla Tosse

Super User 31 Gennaio 2022 776 Visite

Sabato 5 febbraio doppia performance per Flavia Mastrella e Antonio Rezza: alle 21 lo spettacolo teatrale “IO” alla Sala Trionfo e alle 17.30 il film “Samp 2020” a La Claque. La squadra di calcio genovese Sampdoria non c’entra nulla. Si tratta solo di una coincidenza.

IL FILM. Samp, killer di professione, viene ingaggiato da un potente presidente per uccidere i tradizionalisti. L’uomo Samp è affetto da turbe psicologiche che cura con la musica. Dopo aver ammazzato la madre, vaga nella terra di Puglia alla ricerca della donna ideale; durante il suo vagabondaggio incontra persone che conducono una vita naturale, personaggi alla ricerca delle proprie origini e un singolare musicista. Improvvisamente si innamora. Non una ma più volte. Di donne inconsistenti. Uccide ancora e torna un poco umano, di quell’umanità che finirà per stroncare le sue ambizioni di potere. “Samp è un film con l’andatura del viaggio e la dinamica della performance – dice Antonio Rezza - è girato in Puglia, terra densa di tradizioni arcaiche, messapiche e greche mescolate a una modernità inflitta con la violenza dal potere economico. La passione compulsiva affiora quando non c’è possibilità di metabolizzare i motivi di un cambiamento. Samp è una metafora dello sgretolamento culturale senza prospettiva che da sempre attraversiamo, un film on the road che frantuma la sceneggiatura, coglie al volo le location e gli attori.Le riprese sono iniziate diciannove anni fa e terminate nel 2020, i personaggi invecchiano congli autori, la vivacità delle immagini è castigata nel fotogramma che palpita sullo schermo”.

IL TEATRO. Flavia Mastrella e Antonio Rezza tornano sul palco della Sala Trionfo Sabato 5 febbraio alle ore 21 con IO, spettacolo “(mai) scritto da Antonio Rezza” , habitat di Flavia Mastrella. Un lavoro che riconferma l’interazione fondamentale del corpo con uno spazio, con un’architettura scenica, un’interazione che non è descrivibile a parole. Corpo e voce trasmettono e traggono significato dagli elementi di scena, i personaggi si alternano dentro e fuori gli spazi. Uno spettacolo che parte dal campo d’azione, vissuto e introiettato completamente nell’azione drammaturgica.

INFO E BIGLIETTERIA

FILM SAMP: biglietto euro 5 (ingresso libero con il biglietto dello spettacolo IO). Prenotazione obbligatoria. 

SPETTACOLO: biglietto intero euro 18 

Paolo Fizzarotti

Genova celebra Adelaide Ristori, regina del teatro

Super User 31 Gennaio 2022 1059 Visite

In occasione del bicentenario della nascita della grande attrice ottocentesca Adelaide Ristori è stato inaugurato, al Teatro Gustavo Modena di Genova, il progetto “Adelaide: 200 anni sulla scena”, promosso dal Museo Biblioteca dell’Attore di Genova, in partnership con il Teatro Nazionale di Genova e l’Università di Genova. Adelaide Ristori è stata Artista, imprenditrice, patriota, icona di stile, prima diva italiana famosa nel mondo.
Il progetto, che è stato inserito nel programma Anniversari Unesco 2022-2023 e poggia su un’importante rete di collaborazioni, si snoderà lungo tutto il corso dell’anno con spettacoli, mostre, convegni e attività educational anche digitali, che mirano a fare conoscere la storia di questa donna straordinaria e a valorizzare il prezioso archivio di costumi, copioni, fotografie, documenti da lei lasciato, oggi custodito a Genova dal Museo Biblioteca dell’Attore.
C’è chi la chiamava genio, chi la erigeva a gloria nazionale; chi, come la Regina Vittoria, l’aveva definita “una cosa sublime” e chi ne elogiava le capacità imprenditoriali.
Adelaide Ristori è stata una delle più grandi attrici italiane dell’Ottocento e una delle prime star mondiali del teatro. Amata soprattutto nel repertorio tragico, poliedrica e divina, la famosa “attrice-marchesa” ha contribuito a creare un nuovo stile recitativo, dando alla professione dell’attore quella dignità sociale e culturale che non aveva mai avuto prima.
Il progetto si svolgerà lungo l’arco di tutto il 2022, a partire dal 29 gennaio, giorno della nascita di Adelaide Ristori avvenuta nel 1822 nella cittadina di Cividale del Friuli.
Il motore del progetto è il Museo Biblioteca dell’Attore di Genova, che custodisce il Fondo Adelaide Ristori – Donazione Giuliano Capranica del Grillo, esempio unico di archivio privato d’attore dell’Ottocento, una raccolta eccezionale per qualità e completezza di copioni, costumi, oggetti di scena, fotografie, documenti, che narrano tutta la vita artistica e privata di Adelaide. Partner d’eccezione dell’iniziativa sono il Teatro Nazionale di Genova e l’Università di Genova – DIRAAS.
Il Teatro grazie ai copioni conservati nel Fondo Ristori riporterà in scena Lady Macbeth, una versione del Macbeth di Shakespeare che rese celebre Adelaide Ristori in Europa e nel mondo. Diretto da Davide Livermore, lo spettacolo – che debutterà il 22 marzo 2022 – sarà interpretato da Elisabetta Pozzi.
Il Dipartimento di Italianistica, Romanistica, Antichistica, Arte e Spettacolo dell’Università di Genova dedicherà un’attenzione specifica all’analisi della figura di Adelaide Ristori e della sua arte recitativa nel contesto della storia del teatro europeo e della mobilità culturale internazionale attraverso il convegno internazionale sulla Grande Attrice intitolato Adelaide Ristori e il Grande Attore. Radicamento, adattamento ed esportazione di una tradizione, in stretta sinergia con il Dipartimento di Beni Culturali e ambientali dell’Università degli Studi di Milano (a Genova il 2-3-4 novembre e a Milano il 10 novembre 2022).Un altro importante momento del progetto sarà la mostra Adelaide Ristori: teatro e haute couture, che sarà ospitata presso il Palazzo Nicolosio - Lomellino di Genova dal 22 settembre 2022 al 22 gennaio 2023, permettendo al pubblico di vedere da vicino costumi, gioielli di scena, copioni, fotografie, scritti e documenti vari relativi alla carriera di Adelaide Ristori.
Il progetto è reso possibile da una rete di partnership d’eccezione: fondamentale il sostegno del Comune di Genova, della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Liguria e della Direzione Generale Archivi del MIC, così come il patrocinio dell’Università degli Studi di Genova, la collaborazione con Regione Liguria e Commissione Nazionale Italiana per l'UNESCO (CNIU) e l’ospitalità di Palazzo Nicolosio-Lomellino per la mostra.

Paolo Fizzarotti

Al Teatro della Tosse “Arianna porta scompiglio”

Super User 27 Gennaio 2022 1074 Visite

Oscar De Summa torna al Teatro della Tosse con un nuovo emozionante lavoro, presentato in anteprima nazionale al pubblico di Genova. Il 28 e il 29 gennaio ai Teatri di S. Agostino arriva “Arianna porta scompiglio”, nuova produzione della Fondazione Luzzati Teatro della Tosse in collaborazione con Liberty-Stagione Agorà. Protagonista indiscussa è Arianna, interpretata dalla giovane Marina Occhionero, premio Ubu come miglior attrice e performer under 35 nel 2019.
Arianna è una donna giovane e bella, costretta a subire la propria bellezza in un piccolo paese del sud, dove non può e non vuole passare inosservata, finché, improvvisamente, decide di cambiare rotta, uscire dai binari, per tentare una nuova strada, la propria, quella che la rende unica e libera nella sua identità.
Tutto si complica quando Arianna scopre di provare, all’inizio ricambiata, sentimenti profondi non per un uomo, ma per un’altra ragazza. Da una parte Arianna con la sua bellezza e la sua sfrontatezza, dall’ altra il paese, conservatore e conservativo delle proprie regole.
E mentre la protagonista accetta la sfida, decide e desidera l’altra, l’altra non riesce a prendere in carico il proprio desiderio, non riesce ad uscire dal tracciato e soccombe, trasformando Arianna nella sua peggior nemica, simbolo di una deviazione e di una manipolazione subita, di un mondo corrotto che bisogna solo distruggere, eliminare. All’ennesimo attacco, Arianna decide cosi di vendicarsi e lo fa mostrando alla sua nemica quello che in paese tutti sanno, svelando la realtà a chi già era convinto di conoscerla.

Una inevitabile tempesta che distrugge tutto quello che incontra. Perché la verità non è per tutti. 

Venerdì 28 – sabato 29 gennaio 2022 ore 20.30 sala Dino Campana

ARIANNA PORTA SCOMPIGLIO – anteprima nazionale

di Oscar De Summa

con Marina Occhionero

Luci e scene Matteo Gozzi

Produzione Fondazione Luzzati Teatro della Tosse

in collaborazione con Liberty-/Stagione Agorà

Biglietto: posto unico euro 10

Paolo Fizzarotti

'La serva padrona' e 'Trouble in Tahiti', doppia coppia nel dittico al Carlo Felice

Super User 26 Gennaio 2022 1054 Visite

Al Teatro Carlo Felice debuttano, in dittico, venerdì 28 gennaio, alle ore 20.00, con repliche il 29, 30 gennaio e 4, 5, 6 febbraio, “La serva padrona”, intermezzo musicale in due parti di Giovanni Battista Pergolesi su libretto di Gennarantonio Federico, e “Trouble in Tahiti”, “one act opera in seven scenes” su musica e libretto di Leonard Bernstein.
Le due brevi opere saranno rappresentate per la prima volta in assoluto a Genova. L’allestimento della Fondazione Teatro Carlo Felice, in prima rappresentazione teatrale, vede Alessandro Cadario alla testa dell’Orchestra del Teatro Carlo Felice, per la regia di Luca Micheletti, con le scene di Leila Fteita, le luci di Luciano Novelli. Il cast de La serva padrona si compone dello stesso Luca Micheletti (Uberto), Elisa Balbo (Serpina) e Giorgio Bongiovanni (Vespone), quello di Trouble in Tahiti di Luca Micheletti (Sam), Elisa Balbo (Dinah) e del Trio jazz formato da Melania Maggiore, Manuel Pierattelli, Andrea Porta.

«La programmazione del Teatro Carlo Felice prosegue con due brevi opere che, per la prima volta, arrivano sul palcoscenico del Teatro – commenta l’assessore alle Politiche culturali Barbara Grosso - l’opera buffa settecentesca “La serva padrona” di Giovanni Battista Pergolesi, andrà in scena in abbinamento con “Trouble in Tahiti”, opera di Leonard Bernstein che risale agli anni ’50 del secolo scorso: un accostamento tra generi differenti, che risulta quanto mai azzeccato e gradito a un pubblico vasto».

Il sovrintendente Claudio Orazi spiega: «La serva padrona, gioiello di Giovanni Battista Pergolesi, è l’opera che segna la nascita del genere dell’opera buffa nel Settecento. In occasione della sua prima rappresentazione nel nuovo Teatro Carlo Felice è significativamente stata abbinata, per la stessa mano registica di Luca Micheletti, acclamato sole poche settimane fa su questo stesso palco nella sua Vedova allegra, a “Trouble in Tahiti,” opera “dolceamara” di Leonard Bernstein, straordinario interprete e compositore che ha riportato il genere operistico a nuove vette di popolarità sul volgere degli anni ’50 del Novecento. I due titoli narrano di due storie d’amore dagli opposti destini, un happy ending, segnato dall’ascesa sociale della protagonista, nel primo caso e la caduta del velo di Maya sull’ipocrisia di un matrimonio borghese, nel secondo; ed è a maggior ragione per questo trovano una felice collocazione l’uno accanto all’altro. Il loro accostamento risulta vincente, in particolare in virtù di alcuni ingredienti comuni, iscritti nel patrimonio genetico dell’opera lirica d’ogni tempo: drammaturgie coinvolgenti, efficacissime, in grado di sollevare temi di grande attualità e interesse sociale, musica accattivante, l’alleanza tra il linguaggio della musica colta e una pronunciata vis melodica. I due capolavori dimostrano così quanto il passato, il presente e il futuro dell’opera siano tra loro vicini e contemporanei, alla portata di un pubblico quanto più eterogeneo possibile».

«Questi due atti unici, racconta Alessandro Cadario, pur esprimendosi con linguaggi molto differenti, affondano le radici nello stesso terreno e si nutrono degli stessi archetipi musicali. La chiave di lettura è quindi la sensibilità alla parola cantata/recitata e alle sfumature psicologiche dei personaggi che la musica evoca e restituisce in maniera viva e toccante. Un teatro musicale che non è né moderno né antico e riesce a comunicare al di fuori delle categorie temporali».

«Si tratta di un bel gioco di specchi, racconta Luca Micheletti, sia per la natura “giocosa” delle opere sia perché in questo spettacolo che affianca due coppie lontane nel tempo ma vicine nello spirito abbiamo per protagonista una terza coppia che si presta a rappresentarle entrambe. Essere in scena con mia moglie, Elisa Balbo – e aver ideato il progetto insieme a lei in tempo di lockdown – è sicuramente un valore aggiunto di questa operazione che finalmente incontra il pubblico dal vivo. L’idea alla base della mia regia è quella di assistere ad un viaggio nel tempo. E la macchina che lo consente è il teatro stesso. Dopo le schermaglie con apparente lieto fine nella Serva padrona, i due protagonisti si ritrovano nell’America di due secoli dopo, nel pieno di un’ennesima crisi di coppia. Una vicenda che Bernstein racconta da par suo, ispirandosi alla sua storia familiare. Due capolavori che messi al fianco l’uno dell’altro brillano di una luce inedita: tante le somiglianze, ma anche le preziose differenze».

Leonard Bernstein era in luna di miele nel 1951 quando iniziò a comporre Trouble in Tahiti, candido ritratto del travagliato matrimonio di una giovane coppia di periferia. Scritto tra i suoi più grandi successi di Broadway, On the Town del 1944, e Candide e West Side Story rispettivamente del 1956 e 1957, dal suo debutto nel 1952 al Festival of the Creative Arts della Brandeis University Trouble in Tahitim ha raggiunto le migliaia di rappresentazioni in tutto il mondo, tra cui 238 soltanto in occasione del centenario di Bernstein. La vicenda drammaturgica al centro dell’opera si ispira all’infelice vita coniugale dei genitori del compositore, ed è presaga del fallimento del matrimonio del compositore stesso, diviso tra le proprie inclinazioni omossessuali, i sentimenti e i doveri nei confronti della moglie e dei tre figli nati, il controllo sociale imperanti in quegli anni. Sul piano musicale l’opera attinge alla tradizione delle canzoni popolari americane del dopoguerra per offrire una critica senza compromessi del materialismo imperante.

 

Teatro Carlo Felice di Genova
Venerdì 28 gennaio 2022 ore 20.00 Abb. Opera A
Sabato 29 gennaio 2022 ore 15.00 Abb. Opera F
Domenica 30 gennaio 2022 ore 15.00 Abb. Opera C
Venerdì 4 febbraio2022 ore 20.00 Abb. Opera B
Sabato 5 febbraio 2022 ore 20.00 Abb. Opera L
Domenica 6 Febbraio2022 ore 15.00 Abb. Opera R

 

La serva padrona | Trouble in Tahiti

La serva padrona di Giovanni Battista Pergolesi

Intermezzo buffo in due parti su libretto di Gennarantonio Federico 

Personaggi e interpreti principali: 

Uberto Luca Micheletti

Serpina Elisa Balbo

Vespone Giorgio Bongiovanni

 

Trouble in Tahiti di Leonard Bernstein 

One-Act Opera in seven scenes

Personaggi e interpreti principali:

Sam Luca Micheletti

Dinah Elisa Balbo

 

Trio Jazz 

Soprano Melania Maggiore 

Tenore Manuel Pierattelli 

Baritono Andrea Porta

  

Maestro concertatore e direttore Alessandro Cadario

Regia Luca Micheletti

Scene e costumi Leila Fteita

Luci Luciano Novelli

 

Paolo Fizzarotti

Una scena de La serva padrona: Serpina, Elisa Balbo, Vespone, Giorgio Bongiovanni, e Uberto, Luca Micheletti

Alla Corte arrivano le Baccanti, rilette da Laura Sicignano

Super User 26 Gennaio 2022 1039 Visite

Un testo universale e un destino singolare quello di Baccanti, ultima tragedia di Euripide giunta fino a noi, l’unica del teatro antico in cui sia presente, per un curioso paradosso, il dio ispiratore della tragedia stessa, Dioniso. Il testamento di Euripide è probabilmente una delle più grandi opere teatrali di tutti i tempi e dal 26 al 30 gennaio va in scena al Teatro Ivo Chiesa con l’adattamento e la regia di Laura Sicignano. Ambientazione dark, scenari cupi e claustrofobici nei quali agiscono i nove attori Manuela Ventura, Egle Doria, Lydia Giordano, Silvia Napoletano, Alessandra Fazzino, Antonio Alveario, Franco Mirabella, Aldo Ottobrino, Silvio Laviano.

A sostenere l’azione e accompagnare le folli danze delle invasate Baccanti, le inquietanti musiche elettroniche eseguite live da Edmondo Romano.Penteo, giovane re di Tebe, non riconosce la natura divina di Dioniso. Da qui si scatena l’ira del dio che si scaglia contro il sovrano e induce le donne tebane a radunarsi sul monte Citerone per celebrare riti e fare sacrifici in suo onore.

Lo scontro tra Penteo e Dioniso simboleggia l’eterno conflitto fra ragione e passione, fra il vitalismo sfrenato e la morale, fra conscio ed inconscio, anticipando di migliaia di anni le intuizioni di Nietzsche e Freud. Altro tema portante dell’opera è il nuovo sguardo sul mondo femminile che nella Grecia del V secolo a.C. veniva emarginato dalla vita politica e sociale.

Le Baccanti sono le prime donne libere della storia occidentale: sono creature autonome, pronte a rompere gli schemi per affermare la propria identità.

Laura Sicignano presenta così lo spettacolo: «Questa tragedia è attraversata da un rito arcaico di smembramento e rigenerazione, misterioso e radicato nella nostra cultura. Siamo nella stanza di un museo infestato da presenze malefiche, forse la traduzione spaziale della mente di Penteo, uno spazio geometrico e razionale ma minacciato da inquietudini e desideri repressi. In quest’opera Euripide sembra esprimere l’intuizione che nella cultura occidentale stia avvenendo una fine e un nuovo inizio».

Come solo i grandi classici sanno fare, la tragedia euripidea porta in scena l'essenza dell'umanità: in questo rispecchiamento della vita sta l’assoluta modernità di Baccanti, scritta 2500 anni fa ma che, per l’evidente contemporaneità dei temi, ha la forza di un instant movie.

Baccanti va in scena al Teatro Ivo Chiesa da mercoledì 26 a domenica 30 gennaio. Mercoledì e venerdì lo spettacolo inizia alle ore 20.30, giovedì e sabato alle 19.30. Domenica alle 16.

Per assistere allo spettacolo è necessario essere muniti di Super Green Pass e indossare la mascherina FFP2.

26 – 30 gennaio 2022 Teatro Ivo Chiesa

Baccanti di Euripide

traduzione e adattamento Laura Sicignano e Alessandra Vannucci

regia Laura Sicignano

con Manuela Ventura, Egle Doria, Lydia Giordano, Silvia Napoletano, Alessandra Fazzino, Antonio Alveario, Franco Mirabella, Aldo Ottobrino, Silvio Laviano

musiche originali eseguite dal vivo Edmondo Romano

scene e costumi Guido Fiorato 

movimenti di scena Ilenia Romano

luci Gaetano La Mela 

video e suono Luca Serra

produzione Teatro Stabile di Catania

Paolo Fizzarotti

Samusà, Virginia Raffaele al Politeama Genovese

Super User 22 Gennaio 2022 1043 Visite

Dopo il grande successo dello spettacolo Performance del 2015 e anni particolarmente intensi che l’hanno vista protagonista in tv di uno show e una serie televisiva tutti suoi, oltre alla conduzione del Festival di Sanremo e il doppiaggio di Morticia nel cartone animato La Famiglia Addams, Virginia Raffaele torna al suo primo amore, il teatro, e lo fa con uno spettacolo completamente nuovo, dal titolo Samusà, che sarà in scena al Politeama Genovese dal 27 al 30 gennaio. Si tratta di una riprogrammazione in quanto nel marzo 2020 il tour fu sospeso a causa della pandemia. Sono le indicazioni per chi ha acquistato il biglietto due anni fa.

Il racconto di Samusà si nutre dei ricordi di Virginia e di quel mondo fantastico in cui è ambientata la sua infanzia reale: il luna park. Da lì si sviluppa in quel modo tutto della Raffaele di divertire ed emozionare, stupire e performare, commuovere e far ridere a crepapelle.

“Sono nata e cresciuta dentro un luna park, facevo i compiti sulla nave pirata, cenavo caricando i fucili, il primo bacio l’ho dato dietro il bruco mela. Poi il parco ha chiuso, le giostre sono scappate e adesso sono ovunque: le attrazioni sono io e siete voi. Tutto quello che siamo diventati stupisce quanto un giro sulle montagne russe e confonde più di una passeggiata tra gli specchi deformanti”.

La regia si avvale della grande firma di Federico Tiezzi. Samusà è scritto da Virginia Raffaele, Giovanni Todescan, Francesco Freyrie, Daniele Prato, con Federico Tiezzi.

 

BIGLIETTI ACQUISTATI NEL 2020

I biglietti di giovedì 12 marzo 2020 ore 21 sono AUTOMATICAMENTE validi mantenendo stessa fila e posto per giovedì 27 gennaio 2022 ore 21 

I biglietti di venerdì 13 marzo 2020 ore 21 sono AUTOMATICAMENTE validi mantenendo stessa fila e posto per venerdì 28 gennaio 2022 ore 21 

I biglietti di sabato 14 marzo 2020 ore 21 sono AUTOMATICAMENTE validi mantenendo stessa fila e posto per sabato 29 gennaio 2022 ore 21 

I biglietti di domenica 15 marzo 2020 ore 18 sono AUTOMATICAMENTE validi mantenendo stessa fila e posto per domenica 30 gennaio 2022 ore 18

Festinese racconta Storie Jazz al teatro TiQu

Super User 21 Gennaio 2022 1049 Visite

Guido Festinese, critico e storico musicale, con uno spettacolo sospeso tra musica e parola racconta la vita della nobildonna che rese possibile la nascita di tanti capolavori del jazz afroamericano, negli Usa tra la fine degli anni 40 e i 70’. “Three Wishes. Nica: una storia in jazz” racconta la vita della baronessa Pannonica de Koenigswarter, detta appunto Nica.

Appuntamento sabato 22 gennaio alle ore 21 al TiQu di piazzetta Cambiaso, che prima si chiamava teatro Hop Altrove. I testi sono di Guido Festinese, che fa anche la voce narrante. Con Simona Bondanza (voce), Claudio Bellato (chitarra), Dino Cerruti (contrabbasso), Rodolfo Cervetto (batteria). La rassegna Three Wishes racconta percorsi per gruppo jazz, voce recitante/narrante e immagini alla scoperta della musica del 900.

“La baronessa Nica – spiega Festinese – fu la grande mecenate e protettrice, oltre che musa ispiratrice, di molti jazzisti afroamericani a New York. Offrì loro rifugio, opportunità di lavoro e protezione in un mondo ancora profondamente razzista. Tra i suoi protetti in primis troviamo quel genio di Thelonoius Monk, che in questo spettacolo è una sorta di Virgilio, che ci guida alla scoperta delle vite e dei desideri di una generazione che ha costruito il jazz moderno”.

 

Paolo Fizzarotti

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